Gios: «Con Mattarei ci sarà la svolta» 

Il professore, grande elettore della nuova presidente, auspica un cambio di passo: «La Federazione riscopra l’etica»



TRENTO. «È chiaro che l’elezione di Marina Mattarei è l’ultima tappa di un percorso di anni, iniziato con la candidatura di Pancher. Ora c’è la necessità di ripensare le finalità del movimento cooperativo e tenere più presenti le esigenze della base. Sono convinto che Marina riuscirà a fare il meglio possibile». Il professor Geremia Gios è uno dei grandi elettori della nuova presidente della Federazione della Cooperazione. Lui ci aveva provato tre anni fa a scalare il palazzo di via Segantini. Adesso, al terzo tentativo, l’ala sociale è riuscita a realizzare il ribaltone e Gios, che ne è un po’ l’ideologo, guarda alle cose da fare: «Il disagio della base del movimento era latente. È cambiato il mondo in questi anni e in un mondo cambiato anche la Cooperazione deve adeguarsi. Era troppo autoreferenziale e burocratica e adesso è arrivata la svolta».

Già, ma come cambiare, in che direzione. Per Gios la ricetta deve tener conto soprattutto di due ingredienti: «Da un lato deve esserci un ritorno alle motivazioni ideali e dall’altro si deve pensare alle cooperative come aziende. Si deve essere in grado di salvaguardare i bilanci, ma anche di tener presente l’etica e gli ideali cooperativi. Fino a un certo periodo l’etica era così come la intendiamo noi. Poi qualcosa è cambiato e le cooperative sono diventate troppo simili a imprese normali. Quello che pensiamo noi è che ci voglia coerenza tra i valori e comportamenti concreti. In qualche misura, questa coerenza si era smarrita. E la base se ne era accorta. Ormai mancavano modelli gestionali adeguati ai principi e c’era la tentazione sempre più forte di ricopiare i modelli gestionali delle imprese di capitale. E questo per le cooperative va bene, ma solo fino a un certo punto».

Insomma, un occhio alla sostenibilità economica delle cooperative, ma l’altro sempre attento ai principi mutualistici e ai valori di solidarietà e cooperazione. Due stelle polari che devono sempre guidare la Cooperazione, anche nel difficile capitolo del credito.

Gios non nasconde che la riforma voluta dal governo Renzi presenta vari problemi: «Io penso che la riforma abbia dei punti deboli che riguardano il movimento cooperativo, ma anche il sistema bancario nel suo complesso. Sotto questo aspetto, la riforma prevede che quasi tutte le banche italiane passino sotto la vigilanza diretta della Bce, a differenza di Francia e Germani, e questo credo che indebolisca non poco il sistema paese. In Germania circa 1800 restano sotto la vigilanza della Bundesbank, da noi, per effetto della riforma, sotto la vigilanza della Banca d’Italia resteranno poche casse di risparmio, dal momento che i gruppi di credito cooperativo raggiungeranno le dimensioni per essere vigilate dalla Bce. Penso che questa sia una delle ragioni principali per le dichiarazioni del governo. Poi ci sono altri punti deboli, a partire dall’architettura di partenza. Le singole bcc e rurali sono proprietarie del Gruppo, ma è il Gruppo che decide sulla governance delle bcc. Poi c’è il problema pratico. Le bcc sono banche a proprietà diffusa, ma la capogruppo è una società di capitali che dovrà andare sul mercato per ricapitalizzarsi e questo la esporrà, per forza di cose, a scalate dall’esterno, magari da parte di grandi banche straniere. Per questo ci sono problemi e la Federazione deve pensare a quali modelli proporre anche per la riforma del credito. Si deve trovare un modello alternativo a quello che è stato costruito dalla riforma e che presenta vari problemi».(u.c.)













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