Gilmozzi alla Lega: «Pensi a Salvini»
L’assessore e l’accusa sul doppio incarico di assessore e segretario Pd: «Resto in giunta, non c’è incompatibilità»
TRENTO. «Ho condiviso la mia candidatura a segretario del Pd con il sindaco e non vedo nessuna ragione per dimettermi perché non c’è nessuna incompatibilità tra il ruolo di assessore comunale e quello di segretario del Pd». Italo Gilmozzi, assessore ai lavori pubblici, risponde a muso duro alla Lega Nord che ha annunciato una mozione di sfiducia al sindaco e alla giunta, mettendo nel mirino il doppio incarico dell’assessore-segretario.
Approfittando dell’ennesimo passo falso dell’esecutivo in consiglio comunale, dove la maggioranza è andata sotto sulla delibera della riorganizzazione del personale, impallinata da quattro franchi tiratori (uno solo ha ammesso, Tiziano Uez del Patt), il gruppo della Lega ha deciso di giocare la carta della mozione di sfiducia, ben sapendo che questa volta la maggioranza farà di tutto per rinserrare i ranghi perché se dovesse fallire si aprirebbe la crisi di giunta con elezioni anticipate.
I consiglieri del Carroccio hanno definito «sconveniente» la decisione di mantenere in giunta «coloro che rivestono un incarico provinciale di partito». Il riferimento è naturalmente a Gilmozzi, eletto segretario del Pd lo scorso 29 maggio. L’interessato replica pungente: «Non sono bravo come Matteo Salvini, che è europarlamentare e segretario nazionale della Lega. Ma penso che un assessore comunale possa fare anche il segretario provinciale di un partito che - lo ricordo a chi non lo sapesse - è una carica totalmente gratuita».
Ma al di là del doppio incarico di Gilmozzi, le minoranze sono pronte ad andare all’attacco di una giunta e una maggioranza che hanno di nuovo rivelato tutta la loro fragilità.
Il sindaco Alessandro Andreatta ha promesso entro l’inizio di luglio un vertice per fare il punto con le forze politiche della coalizione e capire se ci sono le condizioni per andare avanti. Chi ha chiesto esplicitamente un rimpasto è il coordinatore cittadino dell’Upt Carlo Filippi, che ha vinto il congresso sostenuto da Tiziano Mellarini e Salvatore Panetta. Lo stesso Panetta che, insieme a Paolo Castelli, è stato il grande escluso al momento della formazione della giunta, dove il sindaco gli ha preferito Chiara Maule, candidata (non eletta) del Cantiere civico democratico dellaiano.
L’Upt ha alzato il pressing su Andreatta, ma non è detto - si sbilanciano nell’entourage del sindaco, dove pure qualcuno non esclude il rimpasto - che alla fine decida per il cambio della squadra (fuori Maule, dentro Panetta), anche se questo gli risolverebbe un problema di numeri in aula. Significherebbe sconfessare una sua scelta, e un’assessora in cui ha piena fiducia. Un’alternativa sarebbe allargare la giunta con un assessore in più: anche questa non una grande mossa in tempi di antipolitica dilagante. ©RIPRODUZIONE RISERVATA