SANITÀ

Gara fra Asl per prendersi i medici di base

Ambulatorio gratis e un contributo per l'acquisto di una casa, oltre allo stipendio: Venezia lancia la "campagna acquisti" e si accaparra anche un dottore trentino



VENEZIA. «Dottore, la città più bella del mondo ti aspetta»: recita così lo slogan di una campagna lanciata nei giorni scorsi dal Comune e dalla Ulss di Venezia per cercare di attirare nuovi medici di famiglia sul territorio. Ambulatorio gratuito e un contributo per l'acquisto della casa in cambio dell'esercizio della professione in Laguna, dove la carenza di medici, che si fa sentire soprattutto nelle aree periferiche del centro storico e nelle isole, si unisce alla scarsità di alloggi e al caro affitti causato dai numerosi spazi convertiti a uso turistico.

L'iniziativa ha portata internazionale, e le adesioni, riferisce l’ente promotore dell’iniziativa, vanno dall'Italia al Brasile, con una anche dal Trentino.

Secondo i dati forniti dall'azienda sanitaria veneziana, al momento sono 44 i medici di medicina generale a dover servire un bacino di quasi 70mila persone, ma in tre hanno cessato la propria attività nelle scorse settimane e per altri 10 è previsto il pensionamento nel 2024. Venezia, peraltro, ha già alzato il massimale di assistiti da 1500, la quota fissata dall’accordo collettivo nazionale, a 1800; mossa che però ha sollevato le critiche dei sindacati per le possibili ripercussioni sulla qualità del servizio offerto.

La mossa di Venezia non è dissimile da quanto si è già fatto in Trentino addirittura su scala provinciale, riferisce il segretario di Sindacato Medici Italiani del Trentino Nicola Paoli: «Già da tre anni, per i medici che decidono di trasferirsi nelle zone periferiche del Trentino sono previsti mille euro mensili di indennizzo e ambulatori secondari a disposizione gratis. Inoltre, grazie a due delibere bipartisan, se i medici costituiscono un gruppo integrato per un servizio giornaliero di almeno 10 ore al giorno, l’ambulatorio in cui lavorare è fornito gratuitamente».

Misure che cercano di affrontare una crisi, quella della carenza di medici di famiglia, che non è dissimile da quella veneziana: secondo un rapporto pubblicato lo scorso amggio da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), al 1° gennaio 2022 entrambe le due province del Trentino-Alto Adige registravano uno sforamento nel numero massimo di pazienti assistiti; mentre a Bolzano il massimale è già stato portato a 2000 persone e due medici su tre (il 63,7%) superano già la soglia nazionale di 1500 assistiti, in Trentino tale cifra si assesta al 65,5%. «E anche nella nostra provincia è in corso una trattativa per innalzare il limite a 1800 pazienti» spiega Paoli.

Le previsioni per i prossimi anni non sono confortanti, tanto che c’è chi parla di “desertificazione sanitaria”: «Degli attuali 320 attuali medici di famiglia, nei prossimi tre anni è previsto il pensionamento per circa 50» aggiunge il segretario di SMI Trentino.

Un allarme condiviso da Paolo Zanella, che in una recente interrogazione al consiglio provicinciale ha parlato di 99 medici di medicina generale che sono andati in pensione o hanno cessato l'attività tra il 2019 e il 2021, «mentre per i prossimi due anni altri 18 usciranno dal lavoro». Per correre ai ripari si fa affidamento sulla scuola di medicina generale, sulla possibilità di far affiancare sin dai primi anni gli specializzandi ai colleghi nell’assistenza dei pazienti. D’altra parte, senza misure coordinate e ben pianificate, il rischio è che tra regioni e province scatti la “corsa al medico” lasciando sguarnite di un servizio essenziale le aree con minori risorse da stanziare in incentivi. I.P.

 













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