Fusione a quattro, referendum entro l’anno
Tra Condino, Brione, Cimego e Castel Condino il progetto è a buon punto Domani l’assessore Daldoss chiarirà gli ultimi dubbi, prima della ratifica in aula
VALLE DEL CHIESE. Ormai il dado è tratto. Per Condino, Brione, Cimego e Castel Condino sarà fusione a quattro. Indietro non si torna. Lo dicono i sindaci Giorgio Butterini di Condino e Carlo Bertini di Cimego. Ma, anche i primi cittadini Cristina Faccini di Brione e Maurizio Tarolli di Castello sono sulla stessa lunghezza d’onda. I consigli comunali si sono già espressi sulla necessità di creare un unico nucleo amministrativo dalla massa critica di 2.400 abitanti.
E domani, a Cimego, ci sarà un incontro di tutti i consiglieri della quattro amministrazioni con l’assessore Carlo Daldoss per definire i dettagli di un’unione che ha solo bisogno della conferma da parte dei cittadini. Al seguito dell’assessore agli Enti Locali ci saranno il presidente del Consiglio delle Autonomie Paride Gianmoena, il direttore Alessandro Ceschi e i funzionari dell’assessorato. Il documento programmatico è già pronto. Ma, i singoli amministratori potranno dissipare eventuali perplessità tecniche ancora presenti.
«Cose di poco conto – dicono Bertini e Butterini – poiché grandi dubbi non dovrebbero sussisterne». «Per noi piccoli – aggiunge il sindaco di Cimego – la fusione è un passo obbligato, non solo per quanto concerne l’aspetto economico, ma anche per il miglioramento dei servizi». Due anni fa, aveva titubanze anche per una “fusione a due”. Ora le sue perplessità sono solo per il nome del nuovo comune, che, a suo avviso, dovrebbe contenere un riferimento alla Valle del Chiese. Ma, pure “Pieve di Condino”, il nome più accreditato in quanto anticamente i quattro comuni appartenevano alla stessa “Pieve”, quella di Condino appunto, potrebbe andar bene. «Purché tutti siano d’accordo». Sulla stessa linea, è anche il primo cittadino di Condino, Giorgio Butterini. «Abbiamo dovuto mettere il carro davanti ai buoi, per questioni di tempo. Per questo il documento che sancisce la fusione e che dovrà essere approvato nei consigli comunali entro il 30 settembre è già stato predisposto. Dopo quella data, però, sarà nostra premura informare i cittadini, in quanto, l’ultima parola spetta al popolo». Va bene quindi la decisione assunta dagli amministratori. Saranno gli abitanti, però, a dover dire, con il referendum, l’ultima parola.
Già nel 2011, due di loro, Cimego e Castello, avevano avviato le pratiche di fusione, naufragate l’anno successivo perché non tutti i consiglieri erano convinti. Andare alle urne allora avrebbe significato un fallimento. Quindi, i due consigli nel 2012 si erano rimangiati quanto avevano annunciato pochi mesi prima. Ora, i tempi sono maturi. L’unione sarà a quattro. «E non è detto – dicono alcuni consiglieri - che ci si debba fermare lì». A mettere il turbo è stata la componente economica («non si vuol correre il rischio - dice il sindaco Bertini- di rinunciare alle agevolazioni disponibili»). Ma, per tutti, c’è la consapevolezza che la via delle fusioni è una strada obbligata. Il rullino di marcia del resto è pronto.
Domani alle 20.30, incontro con Daldoss, al teatro comunale di Cimego; entro il 30 settembre l’adozione da parte dei comuni della delibera di richiesta alla Regione di indizione del quesito referendario; a metà dicembre (il 14) la consultazione. Se i cittadini diranno sì, ci sarà la deroga di un anno per i quattro consigli comunali che salteranno il turno elettorale del 2015. E, andranno al voto, per il comune unico, nel maggio successivo.