Fravezzi «riesuma» il Mattarellum
Un disegno di legge del senatore trentino per tornare ai collegi dopo che i saggi hanno bocciato il semipresidenzialismo
TRENTO. C’è il nome di un senatore trentino, Vittorio Fravezzi vicecapogruppo del Gruppo Per le autonomie, in calce alla prima proposta di legge di questa legislatura sul tema spinoso della legge elettorale. Un disegno di legge composto di soli due articoli: il primo chiede di abrogare l’attuale legge elettorale, il famigerato Porcellum (dalla definizione del suo estensore, il leghista Roberto Calderoli), il secondo di reintrodurre il vecchio Mattarellum, ovvero la legge in vigore prima del Porcellum, un sistema misto per il 75% maggioritario con una quota proporzionale del 25%.
«Un sistema equilibrato - spiega Fravezzi - che tiene insieme le ragioni della governabilità e della rappresentanza. In questo momento mi sembra la soluzione più immediata, quella sulla quale si potrebbe registrare la maggiore convergenza in parlamento, visto che anche i rappresentanti del Movimento 5 Stelle si erano detti favorevoli a questa ipotesi». Chiarisce, il senatore di Scelta Civica, che l’intenzione della proposta di legge non è quella di sollecitare il ritorno alle urne, ma soprattutto di «lanciare una provocazione ai partiti, diamoci una mossa e cambiamo». Di proposte per modificare il Porcellum in parlamento ne giacciono molte, di diversi colori politici, tutte eredità della scorsa legislatura. Le forze politiche, nonostante i reiterati appelli del presidente Napolitano, non trovarono un accordo su una nuova legge, convinte - anche per calcolo elettorale - che alla fine fosse meglio tenersi l’attuale sistema.
Il tema si è dunque ripresentato nella nuova legislatura appena cominciata. Anzi, da molti viene considerato l’unico vero punto che qualsiasi governo dovrà necessariamente affrontare prima di tornare alle urne. «Se si andasse a votare con l’attuale legge elettorale - avverte Fravezzi - ci ritroveremmo nella stessa identica situazione di oggi, magari a parti invertite». Nelle ultime settimane sembrava aver ripreso quota l’ipotesi di una riforma costituzionale che accanto all’elezione diretta del presidente della Repubblica preveda il doppio turno alla francese. Uno stop è però arrivato dai «saggi» chiamati da Napolitano, che a maggioranza - nella loro relazione finale - hanno detto no al semipresidenzialismo scegliendo la forma di governo parlamentare e dando indicazioni per una legge elettorale mista, con quote proporzionali e maggioritarie, spingendosi fino al ritorno del Mattarellum depurato dallo scorporo (il meccanismo per cui alla lista vengono sottratti i voti ottenuti dal candidato ad essa collegato che ha vinto nel collegio). «Può rappresentare un obiettivo minimo se non si trovasse l’accordo su una riforma complessiva della Costituzione», osserva Fravezzi.
Mentre a 50 giorni dalle elezioni ancora si attende un governo, i parlamentari trentini si danno da fare sul fronte legislativo. Al Senato Franco Panizza (Svp) ha presentato un disegno di legge sulle terre da scavo, Giorgio Tonini (Pd) sulla cooperazione allo sviluppo. Sergio Divina (Lega) è primo firmatario di ben 12 proposte: dalla salvaguardia dei prodotti tradizionali ai veicoli ibridi, dal gioco d’azzardo al distacco dei Comuni veneti che chiedono di essere annessi al Trentino.
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