Filosofia e capre, la storia di Andrea Incani
San Sebastiano (Folgaria), come riaprire la stalla del nonno per dare una speranza al paese
FOLGARIA . Un filosofo innamorato della natura e della sua S. Sebastiano che vuole contribuire a far rinascere. Ecco la storia che raccontiamo questa settimana. Parliamo di Andrea Incani, un giovane che in un ambiente di agricoltura estrema, a 1280 metri di quota, ha deciso di riaprire una vecchia stalla del nonno, ma non per proseguire nell’allevamento bovino ma per avviare un allevamento di capre da latte con l’obiettivo di trasformare il latte in formaggio in un proprio caseificio e venderlo direttamente in uno spaccio aziendale.
Un sogno impegnativo che Andrea sta gradualmente trasformando in realtà, anche con il prezioso aiuto del contributo della Provincia per l’avvio di nuove imprese innovative. Aiuto che gli è servito per la trasformazione del vecchio fienile in stalla con annesso caseificio e punto vendita dei propri prodotti a km zero. Si perché Andrea è profondamente convinto che in questa realtà l’agricoltura fortemente ancorata al territorio alla cui bellezza dia un contributo determinante e con un forte rapporto con il turismo è possibile praticare l’allevamento.
Da subito il suo punto vendita, aperto all’inizio del mese, è stato preso d’assalto dai turisti che prima per curiosità ma poi per il grande apprezzamento dei prodotti offerti, nell’arco di venti giorni gli hanno comperato tutto il formaggio che da diversi mesi aveva prodotto in funzione dell’apertura dello spaccio. Grazie ad una raffinata tecnica di caseificazione - acquisita sia con un breve corso al caseificio di Sabbionara, che con tante prove in azienda – Andrea Incani è riuscito a togliere al formaggio caprino quel sapore forte che tiene lontano taluni consumatori dal prodotto. È bellissimo il rapporto che si è creato con i turisti, afferma Incani, anche perché lo spaccio è stato creato con una grande vetrata sul caseificio e permette così una grande trasparenza sulla fase di produzione del formaggio vedendo ogni due giorni il lavoro di trasformazione del latte in formaggio. Ma non solo, ha programmato per l’estate, delle passeggiate storico culturali andando nel contempo a pascolo con le capre, un percorso di un paio d’ore che molti turisti in questo periodo stanno provando con entusiasmo. Quindi il suo contributo alla conservazione dell’ambiente in un territorio che si stava rapidamente trasformando in bosco è ripagato dall’interesse dei turisti per la sua attività.
Ma come mai la scelta? «La passione per la natura, l’amore per il mio paese, ma anche la passione per l’allevamento che mio nonno mi aveva inculcato fin da bambino» afferma Andrea. «Sono innamorato oltre che del mio ambiente, del senso di libertà che questa professione ti offre, e questo mi fa superare anche i grandi sacrifici che particolarmente durante l’estate comporta questo lavoro: ci si alza alle 5 del mattino e via fino alle 9 di sera quando le capre tornano all’ovile. Vedo realizzato il mio sogno che era quello di fare qualcosa per il mio paesello dove da 30 anni non succedeva nulla sul piano economico».
Sembra strano, ma le difficoltà maggiori incontrate per avviare l’attività di allevatore non sono state in azienda. Per arrivare all’ottenimento dei permessi per realizzare il piccolo caseificio e lo spaccio annesso sul vecchio fienile del nonno, ci sono voluti ben 18 mesi di battaglie con la burocrazia, commenta Andrea che ha maturato anche una grande sensibilità per il sociale, collaborando con una cooperativa di disabili per portarli a spasso con le caprette, come terapia. (c.b.)