TRENTO. "Dentro le vicende di Fincantieri e di Fiat c'è un elemento comune: cioè un'idea delle imprese che devono trovarsi delle soluzioni da sole perché intorno non c'è uno stato, un paese, un governo che si prova a domandare quali scelte di politica industriale possono favorire o non favorire delle soluzioni". Lo ha detto Susanna Camusso, segretario della Cgil, parlando a Trento al Festival dell'Economia sul tema "Stato, mercato e protezione sociale".

"Era peraltro chiaro che il piano Fincantieri così come presentato, esattamente come avvenuto con Fiat - ha aggiunto -, avrebbe semplicemente determinato una drammatizzazione e una complicazione. Se la grande industria pubblica decide semplicemente di tagliare, qual è la prospettiva che si apre nel Paese - si è chiesto il segretario della Cgil _. Dai l'idea che sei della riduzione della tua capacità produttiva e se poi lo fai su Castellamare questo innesca ulteriori complicazioni visto che l'alternativa reale è lasciare spazio alla Camorra".

Camusso ha ricordato nuovamente la presenza di un tavolo al ministero dello sviluppo economico che da oltre due anni non ha portato a nulla di concreto nonostante la stessa Fincantieri avesse ricordato che "tempo fa l'Europa fece una norma, riferita alle 'vecchie carrette del mare' per introdurre un tempo massimo di navigazione delle navi - ha chiarito l'esponente della Cgil - capace di offrire prospettive di nuove commesse e lavori". Sempre sul tema delle commesse Camusso ha affrontato anche il tema di quelle militari. "Altri paesi hanno sostenuto i loro cantieri facendo ordini e poi a rivendere direttamente quelle navi ordinate ai propri cantieri".