FESTIVAL ECONOMIA 2011Bonino: "Abbiamo bisogno degli immigrati"
La vicepresidente del Senato attacca il titolare dell’Interno: l’Italia senza stranieri è destinata al declino. Maroni è un ministro dell'Unione europea o di Marte?
TRENTO. «Noi abbiamo bisogno degli immigrati. Non lo dico io, ma lo dice il governo che non è certo di quelli più accoglienti. Per mandare avanti la nostra economia ci vogliono 250 mila immigrati all'anno per i prossimi dieci anni». Emma Bonino è stata commissario europeo e ministro, ha vissuto al Cairo e sul palco del Festival si presenta battagliera e bene informata.
Nel dibattito moderato da Vladimiro Polchi con il professore inglese Timothy Hatton, la Bonino ha anche attaccato il ministro dell'Intwerno Roberto Maroni che il giorno precedente se l'era presa con l'Europa per la mancanza di una politica unica sull'immigrazione: «Maroni è un ministro di un grande paese dell'Unione Europea oppure è un ministro di Marte. Se manca un sistema unico, perché non ha fatto prima iniziative, azioni per cambiare questo stato di cose?».
La Bonino è stata molto applaudita anche per le sue numerose battute e per la passione con la quale ha affrontato il focus sull'immigrazione di ieri: «Non è con il fora dalle balle della Lega che si affronta il problema», ha esordito strappando il primo applauso al numeroso pubblico del Sociale. Sia Hatton che la Bonino hanno risposto anche alle numerose domande del pubblico, tra le quali quelle del presidente della Comunità islamica del Trentino Aboulkeir Breigheche che ha accusato i governi occidentali di chiudere spesso tutti e due gli occhi davanti agli abusi e alle vere e proprie stragi di persone innocenti dai dittatori dei paesi orientali come la Siria.
Secondo Emma Bonino, nel nostro paese c'è sempre stata un'altalena di disfattismi e piagnistei, ma nessun modo razionale di affrontare e definire il problema. Ora ci troviamo davanti al fenomeno di oltre 130 mila persone che fuggono dalla Libia verso la Tunisia, in parte libici e in parte cittadini di altri Paesi. «Ebbene - sottolinea la Bonino - da noi si è arrivati a discutere di questo con un mese di ritardo e intanto non si è fatto altro che riempire un'isoletta che non poteva far fronte ai problemi enormi portati dal grande flusso di migranti. E' come se si fosse voluto creare un'emergenza. Dobbiamo cambiare approccio, va riconosciuto il problema e affrontato, con razionalità. Nei paesi dell'Unione Europea la popolazione attiva nel 2050 sarà di 242 milioni contro i 333 attuali. L'Ocse ha calcolato che occorrono dai 30 ai 40 milioni di immigrati».
La razionalità, secondo la Bonino, deve derivare dal fatto che la nostra economia ha bisogno di lavoratori, quindi tanto vale accogliere gli immigrati evitando le forche caudine costituite dal periodo di irregolarità che ciascuno di essi deve sopportare a causa della legge Bossi Fini. La Bonino sottolinea come l'Italia viva sui lavori dei migranti. Agricoltura, edilizia, servizi e lavori domestici sono gli ambiti in cui i migranti operano. Gli italiani non vogliono più fare certi lavori: è un dato di fatto. La vicepresidente del Senato cita ad esempio i concorsi per infermieri che vanno deserti. «Confindustria non ci dice che le industrie vivono del lavoro dei migranti. L'altalena a cui abbiamo assistito in questi mesi, la sanatoria sul permesso temporaneo, tutta la discussione con la Francia e l'ultima sorpresa, la convenzione firmata da Berlusconi e Sarkozy sul rafforzamento dei confini, rischiano di distruggere l'Accordo di Schengen».
Hatton, d'accordo con Maroni, ha sottolineato l'esigenza di una politica europea più integrata: «E' necessario che queste persone vengano tutelate bisogna cercare di ridurre il costo e i problemi sociali. I migranti non hanno una distribuzione unitaria. Se ci fossero le stesse regole e applicassimo gli stessi criteri, avremmo, tutti, responsabilità molto diverse e una condivisione dell'onere. Manca, però, una modalità di distribuzione dei rifugiati e dei richiedenti asilo. L'Unione Europea deve fornire sostegno a queste persone, ma la direttiva europea non stabilisce in realtà dei meccanismi automatici e non c'è una formula su come distribuire i richiedenti direttiva sulla protezione temporanea».
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