FESTIVAL ECONOMIA 2011"Calcio malato, serve una Consob"
Gli esperti del pallone concordi: subito una soluzione contro le scommesse
TRENTO. In Italia, si sa, il calcio è quasi una religione. E quando uno scandalo, come quello recentissimo legato alle scommesse, a partite comprate e vendute, travolge il calcio di casa nostra, il problema diventa inevitabilmente di tutti. Anche a livello economico. Perché? Perché il giro d'affari, in Italia (senza contare siti internet asiatici e affini), è di circa 4 miliardi di euro l'anno.
Qualcuno, come il portiere della Cremonese (e poi del Benevento) Paoloni è arrivato addirittura a somministrare benzodiazepine ai compagni di squadra per perdere una partita sulla quale aveva scommesso assieme ad altri truffatori.
Il problema è evidente, ma quale la soluzione? In questi giorni si è detto tutto e di più, si è parlato di controllo delle scommesse (impossibile), di pene più severe e non in stile Calciopoli.
Ma tutti, da Gigi Garanzini, giornalista di Radio 24 e de Il Sole 24, a Gianfranco Teotino, da Damiano Tommasi, ex calciatore professionista e da qualche settimana presidente dell'Aic (Associazione Italiana Calciatori) fino all'ex arbitro e designatore Paolo Casarin, hanno invocato a gran voce l'istituzione di un organismo di controllo tipo Consob (la Covisoc della Figc, purtroppo, ha le sue belle magagne) che vigili sullo stato di salute economico del sistema calcio.
E non solamente sul pallone di alto livello, bensì sul calcio minore. Quello della Lega Pro, dove le società non hanno l'obbligo della certificazione del bilancio e metà delle quali ha i conti in rosso e non paga i calciatori.
E, di conseguenza, il controllo dovrebbe essere ampliati anche sui flussi monetari ad esso collegati. Scommesse comprese, perché ormai queste fanno parte del sistema, visto che si può scommettere liberamente su qualsiasi partita del calcio professionistico, che viene quotata indipendentemente dall'interesse e dalla posizione in classifica delle squadre.
«Il calcio è pieno di omertà - ha tuonato Paolo Casarin - e se in questo mondo ci fossero meno silenzio e più onesta, tanti degli scandali passati sarebbero venuti alla luce molto prima. Il sistema è questo, quello che può fare la differenza e migliorarlo sono le persone che operano all'interno di questo mondo».
Parole che hanno trovato l'approvazione di Damiano Tommasi, professionista esemplare nella sua lunga carriera e da poche settimane presidente del sindacato dei calciatori.
«Quello che è accaduto recentemente con lo scandalo delle scommesse - queste le parole dell'ex centrocampisat di Roma e Verona - ci fa capire che non stiamo più parlando di sport, ma di qualcosa di diverso. Il calcio non è più passione, non esiste più un'etica di questo sport, basata sul rispetto e sulla correttezza. In ballo ci sono tanti soldi e allora anche la volontà umana diventa corruttibile. Le regole ci sono, ma spiegatelo voi ad un giocatore di Terza Categoria che può incorrere in sanzioni sportive per aver scommesso sulla finale di Champions League. Ripeto: il salto di qualità deve essere fatto a livello etico da parte di chi pratica e ha a cuore il calcio».
«Anche in questo caso - ha spiegato Garanzini - l'Italia si è divisa in due, tra coloro che chiedono pene esemplari e il gruppo indifferente se ci rubano i sogni. Lo scandalo degli anni '80 aveva coinvolto Paolo Rossi, oggi abbiamo un portiere sconosciuto che si chiama Paoloni».