il processo

Falsa dietista nei guai per esercizio abusivo

Una donna che lavorava in un centro estetico elaborava programmi alimentari suggeriva farmaci e dava consigli, ma solo dopo un corso di appena due giorni



TRENTO. Avrebbe esercitato la professione di dietista e di medico, ma dopo aver frequentato un corso di appena due giorni e senza nessun titolo e, tantomeno, senza la laurea. Per questo una donna di 54 anni residente a Pergine, è finita nei guai con l’accusa di esercizio abusivo della professione. La donna avrebbe esercitato presso un centro estetico a Trento, almeno dal giugno 2013 e fino all’aprile 2015. Ieri si è tenuta la prima udienza in Tribunale, ma il procedimento è stato rinviato.

La donna imputata esercitava dopo aver stipulato un contratto di consulenza con un’altra donna che era licenziataria per l’Italia di un metodo registrato da una società tedesca. La società tedesca ha sviluppato, grazie al lavoro di propri medici e ricercatori, un metodo per dimagrire che si basa su un software che, inseguito all’inserimento dei valori ematici dei pazienti e di altri dati, elabora programmi dietetici personalizzati. Anche la licenziataria è finita nei guai per questa vicenda ma è stata giudicata separatamente. Infatti, la Procura aveva chiesto per entrambe un decreto penale di condanna dell’importo di 5 mila euro. La donna di Pergine, però, ha presentato opposizione e così è stato avviato il processo davanti al giudice monocratico Greta Mancini.

Secondo l’accusa, l’imputata ha partecipato a un corso introduttivo di soli due giorni organizzato dalla società tedesca che ha sviluppato il software e, pur non essendo dietista diplomata né, tantomeno, medico o biologo non si avvaleva di nessuna collaborazione e ha iniziato la sua attività. Questo nonostante che il contratto di consulenza prevedesse esplicitamente questa collaborazione. La collaborazione doveva anche essere comunicata alla licenziataria che, invece, non avendo ricevuto nessuna comunicazione avrebbe dovuto immaginare che la donna di Pergine esercitava abusivamente la professione.

Infattti la Procura ha accertato che l’imputata provvedeva da sola a raccogliere i valori ematici e gli altri dati dai clienti e ad effettuare personalmente tutta una serie di misurazioni per i dati antropometrici. La donna poi inseriva il tutto nel software e otteneva la dieta. Poi era lei stessa a monitorare l’andamento del programma attraverso incontri periodici con i clienti. Inoltre la donna modificava anche la dieta senza nessuna collaborazione con medici o altri soggetti abilitati. Non solo, suggeriva anche l’assunzione di farmaci ai clienti. E, quello che è peggio, lo faceva anche nei confronti di clienti che avevano avuto delle patologie specifiche. Ma poi è arrivata la Procura e la donna è finita nei guai.













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