Epatite A, boom di casi in Trentino

Nel mirino dei frutti di bosco surgelati provenienti dall’estero. L’assessore Rossi: «Nessun allarme, è una malattia assolutamente curabile»



TRENTO. Un totale di 27 casi di Epatite A nei primi 5 mesi del 2013, con un aumento dunque rispetto ai pochi casi l’anno consueti. Si è registrata in Trentino e fa parte di un aumento che riguarda tutta l’Italia del Nordest, con 417 casi da settembre 2012 ad aprile 2013. Il ministero della Salute abbia inviato una circolare che informa dell’attivazione di allerta rapido a livello comunitario sui frutti di bosco. Sarebbero infatti questi i colpevoli. E analisi risultano fatte per questi piccoli frutti provenienti da Bulgaria, Polonia, Serbia e Canada, ma sono ancora in corso accertamenti.

«Per i 27 casi accertati, voglio innanzitutto ricordare che si tratta di una malattia assolutamente curabile. Tra di loro ci sono anche degli stranieri e non si registrano casi secondari. Si tratta cioè solo di persone che hanno consumato i frutti di bosco in questione, ma non di trasmissione da una persona a un’altra». È quanto afferma l’assessore alla Salute del Trentino, Ugo Rossi, dopo i casi di epatite A in aumento registrati nella provincia come nel resto del Nordest d’Italia. «La causa con assoluta certezza - spiega - sono frutti di bosco surgelati provenienti da fuori regione, come indicato dal ministero della Salute. Si tratterebbe quindi di piccoli frutti provenienti dall’estero e non sappiamo dove confezionati. Come da competenza, è il ministero a indicare il ritiro alla fonte». «Nessun dubbio invece sui piccoli frutti del Trentino - ha sottolineato Rossi - nè freschi, nè surgelati. Il sistema di controllo è come sempre in atto, ma sono esclusi casi dovuti a questi».













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