Ecco il Trentino dei presidenti «a vita»
Non solo Schelfi e Dellai. Rauzi agli allevatori da 32 anni, Calliari (contadini) da 23, Monari (Uil) da 17, Bort (Unione) da 14
TRENTO. Se Diego Schelfi si accinge a cominciare il suo quarto mandato alla guida dell Cooperazione mentre Lorenzo Dellai a malincuore rinuncia alla sua quarta volta da presidente della Provincia, va detto che in Trentino i due non sono gli unici - né i più longevi - rappresentanti di una classe dirigente che fatica a trovare un ricambio, più propensa a perpetuare se stessa che a individuare nuovi leader.
È lunga la lista di chi rimane, quasi sempre dopo aver superato i 60 anni, alla guida delle rispettive associazioni, categorie, sindacati, società pubbliche. E non si tratta certo di colpi di mano, ma dell’esito di rielezioni democraticamente svolte.
Al top della classifica svetta senza timore di confronti Silvano Rauzi, classe 1938, a capo della Federazione allevatori dal 1980. Quello che ha cominciato nel maggio 2011, senza nessuna concorrenza interna, è il suo undicesimo mandato: un record assoluto che lo porterà, nel 2014, ad aver totalizzato 33 anni da presidente. «I giovani ci sono ma hanno fretta - aveva detto parlando della sua corsa solitaria alla presidenza - e per far vivere la Federazione serve dedizione».
Staccato, ma con 23 anni da presidente all’attivo, troviamo Gabriele Calliari, 53 anni, alla guida della Coldiretti trentina dal 1989, candidato unico alla guida alla propria successione da ben cinque mandati. Procedendo per ordine di longevità dirigenziale, è al quarto mandato, ottenuto dover fronteggiare altri candidati, il sindacalista Ermanno Monari, diventato segretario della Uil nell’ormai lontano 1995. «Resterò per due anni - annunciò al congresso del 2010 accettando il suo quarto mandato - e quest’anno si prepara a passare la mano nella conferenza di organizzazione di metà mandato». È saldamente in sella da 14 anni il presidente dell’Unione commercio e turismo Gianni Bort, 62 anni, rieletto l’anno scorso per la terza volta. E nell’associazione le riconferme non si contano, da Gianni Gravante (Federmoda) a Paolo Mondini (grossisti) a Giorgio Buratti (pubblici esercenti). Nell’altra associazione di categoria, Confesercenti, per ora Loris Lombardini è fermo al suo secondo mandato da presidente, rinnovato lo scorso novembre. Altro esempio di mancato ricambio al vertice è quello di Adriano Dalpez, 65 anni, potente presidente della Camera di commercio dal 1999, rieletto dieci anni dopo per la terza volta ma in questo caso dovendo affrontare uno sfidante interno di peso come l’allora vice Enrico Zobele.
Oltre alle cariche elettive, un altro settore che misura il livello di ricambio della classe dirigente è quello dei manager e dirigenti pubblici chiamati a ricoprire incarichi importanti dopo essere andati in pensione. Ha fatto discutere, negli ultimi anni, la nomina dell’ex dirigente provinciale Claudio Bortolotti responsabile del Nucleo elicotteri e la sua permanenza alla presidenza di Patrimonio del Trentino spa, dove è stato confermato nel 2011 sebbene fosse molto ampia (73 candidati) la platea di aspiranti a entrare nel cda. Analogo discorso per Paolo Duiella, chiamato dalla Provincia ai vertici dell’A22, e per Ivano Dalmonego, pensionato dal 2008 ma trattenuto in servizio da Dellai nel ruolo-chiave di segretario generale di Piazza Dante (ora direttore), e lo stesso ragionamento (con coda di polemiche) è valso - fino a qualche settimana fa - per l’ex dirigente Carlo Basani, rimasto da pensionato alla guida del Servizio emigrazione per un anno e mezzo, per Giancarlo Crepaldi, in pensione dal fine 2011 da direttore di Trentino Trasporti ma provvisoriamente trattenuto come direttore di esercizio della Trento-Malé, per Mauro Marcantoni, direttore della Trentino School of Management.
In qualche caso i nuovi mandati non previsti dallo Statuto hanno fatto molto discutere, è il caso di quello (mini) voluto dall’allora rettore dell’ateneo Massimo Egidi, che alla fine decise comunque di lasciare. E c’è chi - anche in Trentino - non vuole «capi a vita»: c’è chi (come l’Associazione industriali) ha un unico mandato di 4 anni per il presidente, e chi - come Assoartigiani e Cgil - ammette un solo rinnovo: totale 8 anni, finora senza deroghe.
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