E Monti va all’attacco: «Se non ci fossi stato io...»

Per l’ex presidente del consiglio ci sono ragioni strutturali che bloccano il Paese Non è stata l’austerity ad aumentare la disoccupazione giovanile e la crisi


di Luca Pianesi


TRENTO. «Quel che abbiamo fatto nei sedici mesi di governo è stato recuperare credibilità sul piano internazionale conservando la sovranità del nostro Stato, cosa che non aveva fatto il governo precedente». Mario Monti può, finalmente, togliersi un po’ di sassolini dalla scarpa ora che non è più presidente del Consiglio. E lo ha fatto ieri sera dal Teatro Sociale di Trento durante la presentazione del suo libro in , scritto con la parlamentare europea Sylvie Goulard, “La democrazia in Europa”. Una democrazia dimezzata e oggi ancora non completa perché, come ha spiegato la parlamentare francese, è impossibile parlare di governo economico europeo se non c’è un governo democraticamente eletto dal popolo. Un Europa, a detta dei relatori, sempre più a rischio perché crescono in tutti gli stati membri i movimenti no euro e le spinte nazionaliste. Una “stanchezza europea”, così la definita Goulard, dovuta anche all’austerity e all’opinione diffusa che la continua ricerca dei pareggi di bilancio stia bloccando crescita e sviluppo. «Obama - ha commentato Monti - aveva un po’ di difficoltà a capire le posizioni rigorose della Germania e io stesso sono d’accordo che un po’ di disavanzo pubblico possa servire a promuovere investimenti produttivi soprattutto in ambito pubblico, ma questa non è la soluzione. Per esempio la disoccupazione giovanile non è un problema di disavanzo pubblico, è un problema di competitività strutturale del sistema. E quindi è un problema di regole interne, di lacci stretti da una burocrazia esagerata, dall’eccessiva potenza che hanno nel nostro paese certe corporazioni che si impegnano a proteggere solo chi è già dentro il mercato del lavoro e non ad aiutare i nuovi ad accedervi. E poi c’è un debito pubblico enorme creato negli anni passati che grava sulle spalle dei nostri giovani. L’Europa deve uscire dall’abitudine mentale di creare disavanzo. Della serie “ora che siamo usciti dalle procedure di infrazioni finalmente possiamo allentare la pressione e ricominciare a fare disavanzo”; ecco io penso ce questa mentalità debba cambiare». Monti ha anche ricostruito i passaggi fondamentali del suo mandato da presidente del Consiglio. «Dovevamo agire da un lato a ricreare credibilità e affidabilità nel nostro Stato sul piano estero - ha detto - e dall’altro lato lottare con un’opinione pubblica che era contraria alle misure che stavamo prendendo. Però diminuire lo spread e il debito era l’unico punto di partenza per rilanciare in un momento successivo la crescita. Siccome però questo processo di riduzione era meno rapido di quanto speravamo a giugno 2012 abbiamo portato in Europa una discussione fondamentale, quella che se esistono dei paesi che stanno seguendo la strada virtuosa, che in prospettiva li porterà ad uscire dalle procedure restrittive, quei paesi debbano veder sostenuti i loro titoli sul mercato. Siamo riusciti a farlo approvare dall’Europa a 17 e la Bce, pur sovrana, ha avuto un appiglio in più per acquistare i nostri titoli per ridarci fiato». E poche settimane fa l’Italia è uscita dalla procedura d’infrazione. Monti, al riguardo ha ricordato come questo anche psicologicamente rappresenti un elemento molto importante ed ha aggiunto: «Ora siamo tenuti a tassi di austerità un po’ meno stringenti rispetto a quelli che abbiamo dovuto imporre con il mio governo. Però, francamente non partirei dal ridurre le tasse sugli immobili e in particolare sulle prime case. Piuttosto partirei dall’abbassarle a imprese e lavoro». Una battuta l’ex presidente l’ha riservate anche al tema del Festival, “Sovranità in conflitto”. «Sono favorevole a una cessione di sovranità dello stato per rafforzare l’Europa - ha concluso Monti - ma purché tale cessione sia volontaria e simmetrica in tutta l’Unione e serva ad aumentare l’integrazione comunitaria.

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