Dovrà mantenere l'ex moglie a vita

La donna non lavora. Il giudice concede l'assegno anche dopo il divorzio


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Dovrà mantenere la moglie a vita. Non importa che, all'atto della separazione, la coppia avesse sottoscritto un accordo che prevedeva che il marito avesse dovuto versare l'assegno di mantenimento per tre anni dopo il divorzio. La donna ha impugnato l'accordo. In primo grado si è vista respingere il ricorso, ma la Corte d'appello le ha dato ragione. Lui è un impiegato statale della Valsugana quasi cinquantenne. Dalla moglie ha avuto tre figli, tutti maggiorenni. Ormai molti anni fa il matrimonio è entrato in crisi.

I due si sono separati e, all'atto della separazione, hanno previsto che il marito corrispondesse alla moglie un assegno di mantenimento di 250 euro al mese. Questo assegno doveva essere versato per tutto il periodo della separazione e per tre anni dopo la dichiarazione di divorzio. Da notare che, durante i primi anni, l'uomo ha anche versato un assegno di mantenimento per i figli che ancora non lavoravano. Quindi del suo stipendio di circa 1.800 euro al mese non restava poco o nulla. Questo senza contare che l'uomo si è rifatto una vita e ha costruito una nuova famiglia.

Con il passare degli anni, però, i figli sono cresciuti e si sono tutti trovati un lavoro. L'unica che non si è affrancata è stata l'ormai ex moglie. L'uomo, trascorsi i tre anni previsti dall'accordo, ha smesso di pagare. Ma la donna non è stata a guardare. Nonostante avesse firmato l'accordo, ha impugnato il documento e ha chiesto al tribunale che obbligasse il marito a continuare a versare l'assegno divorzile. La donna ha sostenuto che la sua situazione economica era peggiorata di molto e, quindi, lei non era in grado di provvedere a se stessa. La donna ha sostenuto di versare in uno stato generale di disagio economico e anche di non avere un lavoro. Per questo motivo chiedeva che il marito continuasse a contribuire a mantenerla.

L'uomo, dal canto suo, ha sostenuto di aver aiutato a lungo l'ormai ex moglie e di non essere più in grado di farlo, anche perché ormai aveva un'altra famiglia. Per questo motivo, faceva presente che la donna poteva cercarsi un lavoro. L'ex moglie, però, da questo orecchio non ci sentiva. Il Tribunale di primo grado ha respinto la richiesta della donna sostenendo che ormai doveva rispettare i patti e trovarsi un lavoro. La donna, però, non si è data per vinta e ha presentato ricorso in appello. A sorpresa, i giudici di secondo grado hanno accolto il ricorso condannando l'uomo a mantenere l'ex moglie praticamente a vita. Per la Corte d'appello, l'uomo, in forza di un vincolo di solidarietà con l'ex moglie, deve versare l'assegno di 250 euro al mese.













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