Doppia preferenza, mediazione lontana

Da domani la legge Maestri-Bezzi torna in aula. Ma anche sulla terza preferenza il compromesso resta difficile


di Chiara Bert


TRENTO. Torna da domani in aula (per tre giorni) la legge Bezzi-Maestri sulla doppia preferenza di genere alle elezioni provinciali, che prevede che su due preferenze espresse, la seconda debba essere di genere diverso dalla prima (pena la sua invalidità). Contro il disegno di legge pendono 5.377 emendamenti: 2.251 sono firmati da Rodolfo Borga (Civica Trentina), 1.728 da Filippo Degasperi (M5S), 511 da Maurizio Fugatti (Lega Nord), 410 da Claudio Civettini (Civica), 366 da Claudio Cia (Misto), 101 da Walter Viola (Progetto Trentino). La maggioranza, al di là delle dichiarazioni ufficiali e dei richiami alla compattezza del governatore Ugo Rossi (la doppia preferenza è nel programma di legislatura), non è granitica: nell’Upt c’è chi, come l’assessore Mauro Gilmozzi, ha detto chiaramente che preferirebbe le tre preferenze perché «la pluralità di scelta è un valore». E anche nel Patt c’è chi guarda con insofferenza al ddl. Ecco perché l’attenzione è puntata sull’emendamento proposto da Gianfranco Zanon (Pt) che prevede (come nella legge per le prossime Europee) di mantenere tre preferenze purché nel caso di preferenze plurime siano rappresentati entrambi i generi. Una soluzione però seccamente bocciata dal Comitato Non Ultimi e anche dai due promotori del ddl (Bezzi si è detto addirittura pronto a ritirare la sua firma). Un compromesso che in ogni caso potrebbe non bastare a superare l’ostruzionismo di Borga.













Scuola & Ricerca

In primo piano