Doppia preferenza a Roma consigliere quadruplicate
Nell’assemblea capitolina erano 4 su 60, alle ultime elezioni sono 13 su 48 E sono donne le campionesse di voti: ai primi due posti con 11 mila e 9 mila
TRENTO. Da 4 su 60 a 13 su 48. Il numero di donne elette si è praticamente quadruplicato. Le elezioni comunali di fine maggio a Roma possono essere considerate il primo test importante per la doppia preferenza di genere, in una tornata di amministrative - la scorsa settimana - che ha visto il debutto delle «quote rosa». Il meccanismo prevede la possibilità, per l’elettore, di esprimere due preferenze, ma a patto che siano una per un uomo e l’altra per una donna, pena l’annullamento della seconda preferenza. E per facilitare la presenza di donne nei consigli la legge stabilisce che in lista nessuno dei due sessi può superare i due terzi dei candidati. Tradotto: i partiti devono candidare almeno un terzo di donne. La legge 215, la prima sulle quote rosa in Italia approvata il 23 novembre 2012, ha avuto un iter tormentato e in parte annacquato da modifiche apportate in corso d’opera. Ma ha fissato altri importanti paletti: prevede per esempio che il sindaco nomini la giunta nel rispetto del principio delle pari opportunità, garantendo la presenza di entrambi i sessi e per quanto riguarda invece i Consigli regionali, viene introdotto il principio della promozione della parità tra uomini e donne «attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l’accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive». La legge, infine, stabilisce i tempi per l’adeguamento degli statuti degli enti locali: sei mesi. Dunque entro la fine di giugno.
Com’è andata a Roma? Le donne nell’assemblea capitolina sono passate da essere meno del 7% al 27%. Un deciso balzo in avanti. Tanto più che l’incidenza delle donne risulta rafforzata dal fatto che il nuovo consiglio della capitale è sceso da numeri monstre - 60 membri - a 48 (appena due in meno del consiglio comunale di Trento, ma questa è un’altra storia). E se nella passata assemblea le donne si erano fermate a 4 su 60, questa volta ne sono state elette 13 su 48. Di queste, ben 10 – su 29 consiglieri - fanno parte della maggioranza che sostiene il neosindaco Ignazio Marino (Pd), si tratta di Estella Marino, Michela Di Biase, Valeria Baglio, Erica Battaglia, Giulia Tempesta (la più giovane, classe 1988), Valentina Grippo, Daniela Tiburzi, Svellana Celli, Rita Paris, Gemma Azuni. Altre due sono state elette con il Pdl, Sveva Belviso e Lavinia Mennuni, infine Virginia Raggi per il Movimento cinque Stelle. Un altro dato significativo di questa tornata elettorale è che le donne candidate hanno sbancato in termini di preferenze conquistate. E così da mister preferenze questa volta si è passati a lady preferenze: Sveva Belviso è stata la più votata con 11.008 voti personali, seguita da Estella Marino con 9.221. Sul caso Roma aveva fatto discutere la lettera dell’ex ministro per le pari opportunità del governo Monti, Elsa Fornero, la quale aveva scritto all’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno invitandolo a «non lasciare inascoltate le tante voci che le chiedono di offrire a Roma una presenza equilibrata tra donne e uomini nell’amministrazione comunale». Un problema già sollevato da una sentenza del Tar del Lazio, tanto che Alemanno era corso ai ripari nominando Rosella Sensi assessore e promuovendo Sveva Belviso vicesindaco. Ma proprio il sindaco aveva risposto a stretto giro al ministro evidenziando i numeri impietosi della capitale: «Sono attento alla rappresentanza femminile, il problema è che nell’assemblea comunale su 60 consiglieri sono state solo 4 le elette». La parità è ancora lontana, ma da oggi, nella capitale, la truppa rosa è un po’ più forte.
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