decisione del curatore

Dopo il fallimento Groff chiude il Pizzorante

Sigilli al Pizzorante in via Fermi. Il locale è stato chiuso in seguito al fallimento della società Groff srl che aveva affittato l’azienda



TRENTO. Sigilli al Pizzorante in via Fermi. Il locale è stato chiuso in seguito al fallimento della società Groff srl che aveva affittato l’azienda. Se il locale non dovesse riaprire a breve, sarebbero a rischio 14 posti di lavoro. Il titolare Peter Degasperi è amareggiato. A provocare la sua delusione soprattutto il fatto che la chiusura si sarebbe potuta evitare se ci fosse stato un accordo tra le parti.

La decisione di chiudere il locale è stata del curatore fallimentare. Adesso il ramo d’azienda che era stato dato in affitto a Degasperi potrebbe andare all’asta. In questo modo il fallimento conta di ricavare una somma maggiore con la quale soddisfare, almeno in parte, i creditori della Groff. La società era caduta in cattive acque dopo un’operazione andata male a passo San Giovanni. Degasperi, che è figlio di Alida Groff, a quel punto aveva rilevato il Pizzorante di via Fermi tramite un contratto di affitto di azienda. In questo modo l’attività del locale era andata avanti, ma adesso è arrivata questa doccia fredda.

Degasperi aveva chiesto un’udienza con la quale stabilire le modalità di restituzione del ramo d’azienda al fallimento, ma il curatore fallimentare ha deciso di non aspettare l’udienza e ha deciso di inviare l’ufficiale giudiziario ad apporre i sigilli al locale. Degasperi chiede e spera di poter raggiungere un accordo con il fallimento per proseguire l’attività. Il fallimento aveva giustificato la sua decisione con il fatto che i proprietari dell’immobile avevano disdettato il contratto di affitto già nel maggio 2015 dando tempo alla società di Degasperi di rimanere fino al maggio 2016.













Scuola & Ricerca

In primo piano

l'allarme

Trento, il carcere scoppia. Aumentano anche le detenute

La garante provinciale Antonia Menghini: “Raggiunte più volte le 380 presenze”. Preoccupa pure la carenza dell'organico, in particolare di agenti di polizia penitenziaria. Nell'ultimo anno nella casa circondariale di Trento sono diminuiti gli atti di autolesionismo