Donata salva in aula ma con le ore contate

Respinta la mozione delle minoranze. Rossi: «Ora decido, va recuperata coesione». Opposizioni all’attacco: «Siete marionette, volevate silurarla»


di Chiara Bert


TRENTO. Nel giorno del suo 58°compleanno Donata Borgonovo Re è ancora (ma verosimilmente per poco) assessora alla sanità. Con 23 voti contrari e 11 favorevoli, il consiglio provinciale ieri pomeriggio ha respinto, a voto palese, la mozione delle minoranze che chiedeva il ritiro delle deleghe. La maggioranza esce compatta dalla prova d’aula, evitando durante tutto il dibattito di affrontare il proprio nervo scoperto, ovvero la fiducia venuta meno nell’assessora Borgonovo Re e nella sua linea portata avanti sugli ospedali di valle. Ora la palla passa al governatore Ugo Rossi, che diversamente dai suoi propositi iniziali si è convinto che fosse meglio attendere, non sostituire l’assessora prima della seduta straordinaria ma concedere al Pd l’onore delle armi in consiglio per poi procedere - in autonomia - al cambio di deleghe alla sanità.

Difesa d’ufficio della maggioranza. «Attribuire e revocare le deleghe è una prerogativa del presidente e non di altri», è la linea dettata dal governatore nel vertice di coalizione ad ora di pranzo. E a questa si sono attenuti i capigruppo di maggioranza nelle loro stringatissime dichiarazioni di voto. L’assessora accetta di non parlare, sebbene alla vigilia avesse dichiarato di volerlo fare.«Respingiamo convintamente la mozione», esordisce Lorenzo Baratter (Patt). «Abbiamo posto un problema politico, qui invece si parla di deleghe, quindi votiamo no», lo segue Gianpiero Passamani (Upt). Giuseppe Detomas (Ual): «È una questione di metodo». Tocca dire qualcosa in più ad Alessio Manica, il capogruppo del Pd partito dell’assessora: «Respingiamo la mozione perché le deleghe sono responsabilità del presidente, ma anche perché difendiamo nel merito l’impegno, la competenza e l’operato dell’assessora chiamata ad attuare per conto della maggioranza un programma di legislatura di riforma della sanità complesso e delicato. E la respingiamo per ribadire il patto politico di maggioranza».

Opposizioni all’attacco: «Borgonovo capro espiatorio, siete marionette». Se la maggioranza si trincera dietro una questione di metodo, è dalle minoranze che arrivano, tatticamente, parole di solidarietà nei confronti dell’assessora. «Borgonovo Re è un capro espiatorio - provoca il leghista Maurizio Fugatti - le sue idee le ha sempre dette, noi non le condividiamo in nulla ma le va riconosciuta coerenza. La razionalizzazione dei punti nascita è in una delibera di gennaio 2013, giunta Dellai, assessore alla sanità Ugo Rossi». Ancora, a sorpresa: «È stata mandata in giro per il Trentino ad affrontare centinaia di cittadini incazzati contro i profughi, il Patt se n’è ben guardato dall’esserci». Claudio Civettini (Civica) è un fiume in piena: «Siete delle marionette, fate le capriole carpiate senza pudore perché qui tutti sanno che, eccetto 7 consiglieri, anche nella maggioranza volevate silurare Borgonovo e chiedevate a noi di presentare una mozione di sfiducia». Giacomo Bezzi (Forza Italia) si rivolge all’assessore per spiegarle che «c’è un sistema di egoismi che protegge se stesso e che ora le chiede di non chiudere i punti nascita». Massimo Fasanelli (Misto) dichiara di essere d’accordo nel merito con l’assessora, mentre Rodolfo Borga attacca: «Per voi le periferie sono un ostacolo da eliminare». Contro una «sanità centralista» si scaglia anche Filippo Degasperi (M5S), che incalza la giunta sul Not: «Cosa sta succedendo? Dov’è finito il nuovo bando?».

Rossi: «Deciderò in autonomia, va recuperata coesione». In aula il governatore insiste sulle prerogative del presidente e sulla difesa della coalizione e a nessuno sfugge che non citi, nemmeno una volta, la sua assessora con cui il rapporto di fiducia si è irrimediabilmente rotto. A mozione respinta, ostenta sicurezza: «Ho detto che la maggioranza sarebbe stata compatta e attorno ai temi fondanti non poteva che esserci coesione». Rifugge dalla parola rimpasto che tanto sa di Prima Repubblica: «Non l’ho mai detto». Poi, senza esplicitarlo, lascia intuire il cambio che si va prospettando: «Dare e revocare le deleghe spetta al presidente, che deve farsi carico di assicurare coesione, sintesi, coerenza dell’azione politica con gli equilibri di coalizione, e capacità di rappresentare al meglio la nostra azione sull’esterno, ma anche assicurare - aggiunge - il rilancio della nostra azione politica che in alcuni casi ha visto posizioni troppo differenziate. Non possiamo dividerci tra tifosi». L’assessora Borgonovo Re resta al suo posto? «Resta perché oggi abbiamo respinto una mozione che era irricevibile in ogni caso. Poi c’è la necessità oggettiva di affrontare un tema che mi è stata rappresentata a più livelli in maggioranza. Con i tempi giusti, deciderò. In autonomia». Magari già oggi.

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