Domeniche, Trento aprirà tutto l’anno

Il Comune: su le serrande fino al 3 febbraio. Condini: «Pronti a tornare in aula se Tar e Provincia non interverranno prima»


di Luca Marognoli


TRENTO. Si scrive tre domeniche, ma si legge tutto l’anno. La giunta comunale ha deciso ieri che i negozi potranno rimanere aperti nelle prossime tre domeniche. Dietro questa decisione c’è però la volontà di allinearsi al più presto al decreto Salva Italia che aveva fatto saltare ogni vincolo di orario e di chiusure domenicali. A far cambiare completamente lo scenario è stata la decisione della Corte Costituzionale del 19 dicembre scorso, con cui sono stati dichiarati inammissibili e infondati tutti i ricorsi delle Regioni, comprese quelle a statuto speciale, contro la “deregulation” voluta da Monti. Le regioni in questione erano Friuli - Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Piemonte, Lombardia, Sicilia, Toscana e Lazio. Anche per loro quindi, c’è ora l’obbligo di consentire l’apertura domenicale 12 mesi su 12. E il Trentino? La legge Olivi, che dava a Trento la possibilità di alzare le serrande dei negozi 10 mesi su 12 (in quanto Comune “ad alta attrazione commerciale”), è ancora in vigore, ma sembra avere i giorni contati. Il rischio, concreto, è che gli enti locali siano travolti dai ricorsi della grande distribuzione, che - secondo fonti accreditate - sarebbe intenzionata a tenere aperti i propri negozi in Trentino tutte le domeniche del 2013.

L’assessore alle attività economiche Fabiano Condini è chiaro: «Le limitazioni esistenti vanno eliminate anche da noi. La differenza, rispetto alle altre regioni, ancorché autonome, è che in Trentino la normativa locale non viene automaticamente disattivata da un pronunciamento della Consulta, ma è necessario un formale recepimento da parte del legislatore provinciale. In alternativa, può essere lo Stato a prendere l’iniziativa di sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale».

Palazzo Thun dunque ritorna sulla posizione di sei mesi fa, quella che poi modificò (passando da 40 domeniche a una quindicina) sotto le pressioni dell’assessore Olivi che aveva invitato gli enti locali a non piegarsi alla pronuncia dello Stato, nel nome della difesa dell’autonomia dalla “minaccia” romana.

«Su indicazione della stessa Provincia, abbiamo deciso di utilizzare tutti gli spazi di liberalizzazione possibili», dice Condini. «Fin da subito quindi si potrà aprire nelle prossime tre domeniche, quelle previste dal consiglio in abbinamento con eventi e manifestazioni, che in effetti saranno organizzati. Nel frattempo potrebbe arrivare la sentenza del Tar sul ricorso promosso da Ovs, Upim e Pam, che avevano chiesto l’applicazione della normativa nazionale, come potrebbe arrivare anche una modifica della legge sul commercio da parte della Provincia. Ma se questo non avverrà, noi non rinunceremo a percorrere la strada di tornare in consiglio, per chiedere di ampliare la facoltà di apertura a 10 mesi, il massimo attualmente consentito».

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