Domeniche: negozi aperti 5 mesi. E spunta l’ipotesi dei turni
Lungo confronto in consiglio comunale: alla fine c’è anche spazio per una soluzione, proposta da Patton, sul sistema delle farmacie
TRENTO. Ridurre il numero dei mesi di deroga da 10 a 5, definire un accordo quadro sulle domeniche assieme a datori di lavoro e sindacati, individuare i bisogni di conciliazione famiglia-lavoro che emergono dalle aperture festive per promuovere servizi a favore dei bambini in relazione alle loro fasce di età. E proporre agli addetti ai lavori di definire una turnazione dei negozi sullo stile di quella in vigore per le farmacie (proposta di Patton fatta propria dalla maggioranza). Questi i punti che hanno visto ieri sera la convergenza del consiglio comunale sullo spinoso caso delle aperture domenicali, dopo una lunga discussione avvenuta davanti a una cinquantina tra commessi e sindacalisti.
Il sindaco Alessandro Andreatta ha chiarito che il provvedimento è motivato dalla necessità di proteggere l’amministrazione comunale dalle conseguenze economiche che potrebbero derivare dai ricorsi, in mancanza di una copertura garantita dalla Provincia. «Ci siamo confrontati a più riprese, anche oggi (ieri, ndr) con l’assessore Olivi e il dirigente Nicoletti. La Provincia ha affermato di avere intenzione di battersi perché la competenza sia propria e ha ribadito la sua intenzione di rafforzare le garanzie a tutela dei Comuni. Tuttavia ci pare che questa non sia una risposta sufficiente rispetto a quello che avevamo chiesto, cioè l’impegno a farsi carico delle somme eventualmente richieste a seguito di sentenze a noi contrarie». Per il sindaco Piazza Dante avrebbe i margini per farlo: «Tutti ricorderanno la partita degli espropri: la legge provinciale aveva fissato dei valori maggiori e, su nostra sollecitazione, c’era stato un intervento nella finanziaria dello scorso anno che aveva risolto la situazione». E’ necessario, quindi, fare quella che Andreatta ha definito una «scelta di tutela rispetto a un’incertezza che permane sul piano giuridico e di interpretazione di leggi e sentenze, ultima della serie quella della Corte Costituzionale». Ma se la Provincia dovesse cambiare idea - ha sottolineato il sindaco - «siamo pronti a tornare sui nostri passi subito, anche la prossima settimana». Tornare cioè alla formula modello che era stata decisa un anno e due mesi fa - ha aggiunto Andreatta - «con un percorso faticoso ma convergente, fatto assieme alle categorie e ai sindacati»: una quindicina di domeniche «collegate ad eventi significativi per la città, che possano attirare anche persone giunte da fuori». Una formula «nata da una riflessione anche culturale per la città».
Il ritorno a questa formula ideale dipende anche da altre variabili: «Le sentenze previste in febbraio, tre, e in marzo, una; eventuali approfondimenti giuridici ulteriori; l’attivazione di un percorso con tutte le parti sociali per elaborare una strada nostra condivisa, della quale la Provincia non potrà non tenere conto». Quest’ultimo riferimento è a un accordo quadro sulle deroghe introdotto nella delibera con un ordine del giorno della maggioranza.
Anche le minoranze si sono trovate concordi nel sottolineare la necessità che il Comune sia protetto dai rischi derivanti dai ricorsi. «Questa situazione è frutto del pasticcio Olivi», ha detto Andrea Merler. «Se invece che fare campagna elettorale avesse fatto una norma rispetto alla quale la nostra competenza non è primaria non ci troveremmo qui. Ci sono poi le perplessità legate all’etica familiare e alla nostra caratteristica di città alpina dove la domenica si va a sciare o a fare sport all’aria aperta. Meglio a nostro avviso aprire in occasione di eventi e una domenica ogni mese».(l.m.)