«Diocesi in rosso, dobbiamo fare le cose bene» 

Roberto Calzà (Caritas): «Situazione frutto anche delle chiese che si svuotano. Ma la solidarietà tiene»



TRENTO. «Le chiese sono mezze vuote e questo è già un segnale di questo andamento che porta al bilancio in rosso della Diocesi, ma i progetti validi e ben comunicati trovano sempre un finanziamento». Il direttore della Caritas trentina Roberto Calzà commenta così la notizia che la Diocesi ha chiuso in rosso di 3 milioni di euro il proprio bilancio.

Il vescovo Tisi ha fatto una vera e propria operazione trasparenza presentando pubblicamente il bilancio. Calzà ha seguito tutta l’assemblea e ieri ha spiegato che per la Caritas non cambia molto: «Per noi non cambia niente. Certo bisogna capire che è cambiato il quadro generale e non si deve dare nulla per scontato. Dal punto di vista tecnico non ho le competenze per parlare del bilancio e delle varie poste. Però posso dire che in via generale per la Caritas non cambia niente. Noi lavoriamo soprattutto con progetti che vengono finanziati da donatori. Quindi se il progetto è utile e meritevole riceve donazioni. Bisogna essere bravi a comunicare e anche fare cose utili. Il finanziamento della nostra attività deriva dall’8 per mille, dalla Caritas nazionale e dalle donazioni. Ancora adesso ci sono molte persone che ci portano mille euro al mese o 5 mila euro ogni qualche mese per finanziare i nostri progetti in aiuto dei più deboli. Per questo tipo di attività non c’è timore che cambi qualcosa. Però è chiaro che come ho già detto non bisogna dare nulla per scontato».

Calzà sottolinea più volte che il quadro è cambiato, che la società è per forza di cose più attenta ad altre istanze. Questo potrebbe portare a una minore attenzione verso la chiesa e quindi anche una riduzione delle risorse economiche destinate alla sua attività: «La gente trentina è molto generosa e attenta nei confronti della nostra attività caritatevole. In molti pensano che i nostri progetti siano meritevoli e utili e li finanziano. Certo, c’è un quadro generale che vede le chiese sempre mezze vuote. Quindi è chiaro che ci sia una minore attenzione. Per esempio qualcuno potrebbe finanziare progetti di Emergency, che è pure una ong meritevole, piuttosto che quelli della Caritas, ma questo rientra nel gioco delle possibilità. Però non sono preoccupato perché non bisogna dare nulla per scontato e bisogna attivarsi. I progetti buoni trovano donatori. Per quanto riguarda il bilancio della Diocesi, invece, noi non riceviamo fondi dalla gestione patrimoniale. Quindi per noi non cambia niente. Ma bisogna fare attenzione a fare bene le cose».

Nel proprio bilancio la Diocesi ha anche inserito i dati relativi all’attività caritatevole in aiuto dei più deboli e delle fasce più fragili della popolazione. Sono stati distribuiti 8270 pacchi viveri, ci sono stati anche 442 interventi di ascolto e accompagnamento e 1365 interventi di carattere sanitario.













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