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Diga del Vanoi, la Lega «spinge»

Raffica di mozioni approvate in ogni Comune del Veneto, da Bassano all’Adriatico. E nel testo non si cita mai la Provincia Autonoma


Gigi Zoppello


CANAL SAN BOVO. La diga del Vanoi, su incarico della Regione Veneto, commissionata al Consorzio di Bonifica del Brenta? Per l’assessore provinciale di Trento, Mario Tonina, ma anche per il presidente (leghista) Fugatti, non si farà. Ma in Veneto la pensano diversamente: è infatti partita in tutti i Comuni della pianura Padana l’offensiva della Lega Salvini.

Una serie di ordini del giorno e mozioni (fotocopiate), portata all’attenzione ed all’approvazione, da Bassano del Grappa a Mussolente e in giù, fino all’Adriatico. Ordini del giorno che impegnano a «ogni azione per sostenere la realizzazione» del grande «serbatoio idrico» (così lo chiama il Consorzio), presentati dai gruppi consiliari del Carroccio. E siccome si tratta di amministrazioni a guida leghista, l’approvazione va avanti spedita.

Una escalation che preoccupa il Vanoi, ma anche gli ambientalisti. A Bassano è stata battaglia in aula del consiglio comunale: il 29 giugno scorso la mozione era presentata dal consigliere della Lega Mauro Zenavente, ed aveva per oggetto «il sostegno alla realizzazione di un nuovo bacino sul torrente Vanoi». Ma l’ondata di mozioni leghiste è già partita da aprile scorso, come a Rubano, dove la mozione è stata presentata dal consigliere Stefano Manni.

Cosa dice la mozione? Nella prima parte descrive la «grave situazione idrica» della pianura, poi fa un excursus storico, nel quale si sostiene a ogni capoverso che la diga si può fare.

«Preso atto che la problematica sopra accennata (la siccità, ndr) venne esaminata proprio a seguito dell’alluvione del 1966 da parte della appositamente incaricata Commissione Interministeriale per la Difesa del Suolo (coordinata dal prof. De Marchi), che valutò le benefiche potenzialità del serbatoio del Vanoi, a cui attribuiva massima priorità, assegnandola addirittura al primo periodo operativo, che avrebbe dovuto realizzarsi entro il 1975. Negli anni Ottanta, riprendendo l’idea maturata nella Commissione De Marchi, si ritenne utile svolgere uno studio di fattibilità per approfondire le suddette tematiche. Lo studio, visto l’interesse pubblico della questione, venne sviluppato su concessione e finanziamento della Regione Veneto dall’allora Consorzio di bonifica Pedemontano Brenta e successivamente approvato sia dal Magistrato alle Acque di Venezia (in data 5 giugno 1987) sia dalla stessa Regione Veneto con Delibera di Giunta n° 6497 del 1989».

La mozione - che molti dicono ispirata direttamente dal governatore Zaia - arriva a dire anche delle cose false. Ad esempio che «lo studio di fattibilità ha confermato la fattibilità di un serbatoio di invaso pari a circa 33 milioni di metri cubi. In particolare la sezione in cui collocare l’opera è stata valutata come idonea e sufficientemente stabile dal punto di vista geologico». Ma è lo studio del 1989. In barba alla Carta del Rischio Geologico della Provincia di Trento, che al contrario indica tutta l’area come «zona rossa».

Poi c’è il fatto che la Regione Veneto ha già deciso, e ci sono i soldi del Pnrr: «con la delibera n° 2494 del 7 agosto 2007, riguardante la crisi idrica dell’epoca, la Giunta Regionale ha dichiarato che la realizzazione del serbatoio del Vanoi risulta comunque molto importante per questa Amministrazione, infatti consentirebbe di ottenere notevoli risultati in termini di sicurezza idraulica e di sicurezza dell’approvvigionamento idrico per tutto il bacino veneto del Brenta. Appare quindi auspicabile che si avviino gli opportuni colloqui e procedure per la sua realizzazione».

Infatti «la Regione Veneto ha poi inserito l’opera nel proprio “Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza” – approvato con Delibera di Giunta Regionale n°1529 del 17 novembre 2020 – ai fini dell’inserimento per il programma europeo del Recovery Fund. Nel contempo il Consorzio di bonifica Brenta (dicembre 2020) ha provveduto all’aggiornamento dello studio di fattibilità e ha presentato al Ministero delle Politiche Agricole – nell’ambito del bando Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020 – richiesta di finanziamento della progettazione definitiva dell’opera, che ha ottenuto positivo riscontro».

C’è poi la delibera del Consiglio Regionale Veneto n° 116 del 2 agosto 2022: «è stata approvata all’unanimità una mozione di sostegno alla realizzazione del bacino del Vanoi» (come se fosse in Veneto).

Cosa chiede la mozione (approvata ormai in quasi tutti i Comuni veneti)? «Di chiedere il concreto impegno della Regione e degli altri Enti competenti (Ministeri, Autorità di bacino) sugli obiettivi espressi e in particolare sull’inserimento del bacino del Vanoi nella programmazione degli interventi da attuare con massima priorità; di inviare il testo della presente deliberazione alla Regione e agli altri Enti competenti: Ministero Lavori Pubblici, Ministero dell’Ambiente, Ministero delle Risorse Agricole, Autorità di bacino dell’Alto Adriatico, Presidente Giunta Regionale del Veneto, Assessori regionali veneti ai Lavori Pubblici, all’Ambiente, all’Agricoltura, al Presidente della Provincia e al Prefetto». Ma non alla Provincia Autonoma di Trento, mai citata.

Il tutto «al fine di ottenere l’inserimento del bacino del Vanoi nella programmazione degli interventi da attuare con massima priorità».

E il Trentino? Mai nominato. D’altronde, al momento non risulta alcun atto formale della Provincia, se non una «lettera», mai resa pubblica ma citata da Tonina.













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