Dellai, libro-manifesto: «La mia ricetta per l’Italia»
«Riprendere il cammino», e-book per FrancoAngeli: il fallimento della Lega, l’importanza dei partiti, il riscatto del Nord partendo dalle valli alpine
TRENTO. Il fallimento di Berlusconi e della Lega. I partiti che servono all’Italia. Il Mezzogiorno che va salvato ma che si salva da sè. I parlamentari che vanno scelti dal popolo. La ripartenza del Paese dai borghi di montagna e dalla cultura autonomista delle «Terre Alte» dell’arco alpino. Ecco il manifesto politico di Lorenzo Dellai per le elezioni politiche del 2013, consegnato per ora ad un e-book pubblicato da FrancoAngeli (112 pagine, 13 euro). Si intitola «Riprendere il cammino. Uno sguardo trentino sul futuro dell’Italia» e passa in rassegna le grandi questioni che attraversano un «Paese smarrito» a cui il governatore trentino offre la propria ricetta per ritrovarsi.
Si vociferava che il libro sarebbe stato presentato all’ultimo Festival dell’economia, ma allora il governatore assicurava che l’opera era ancora allo stadio di bozze. E invece un mese più tardi eccolo pubblicato, il manifesto politico del governatore. L’editore lo presenta come «una lettura originale del caso italiano, un’agenda per l’Italia scritta da chi ha sempre inteso la politica come impegno di vita».
E che il libro esca a meno di un anno dalla data più probabile per le elezioni politiche non pare certo casuale. Fallita l’esperienza con l’Api di Rutelli e archiviata la speranza di un quarto mandato da presidente della Provincia, Lorenzo Dellai ha scelto di impegnarsi in campo nazionale e da mesi lavora ad un progetto che metta in rete le forze autonomiste delle regioni alpine. Anche di questo naturalmente si parla nel libro, «le “Terre Alte” delle valli di montagna custodiscono una grande parte del patrimonio di volontariato, di mutuo aiuto, di autogoverno, quei valori civili ai quali bisognerà pur attingere - scrive Dellai - per ritrovare la via d’uscita dal labirinto dei falsi valori nel quale il Paese si è cacciato dagli anni Novanta in poi». Le “Terre Alte” che hanno custodito «la cultura autonomista”, vera alternativa sia al neocentralismo che al separatismo». Da qui, secondo il governatore, potrà partire il «riscatto del Nord» dopo il fallimento di Berlusconi e della Lega Nord. Il giudizio sull’esperienza del centrodestra è durissimo: la Lega è stata «la più grande mistificazione della politica italiana degli ultimi vent’anni», «ha speso tutto il credito del nord non per riformare il Paese ma per affermare un potere di partito»; i ministri «arroganti» del governo Berlusconi «hanno occupato il Paese con lo spirito da imbonitori», raccontando una realtà che non c’era, quella «della crisi inesistente e dei ristoranti pieni».
Dellai se la prende con un «bipolarismo ideologico e senza idee» fondato sul referendum su Berlusconi e ne ha anche per il Pd, «rinchiuso nella conservazione di idee spesso vecchie, di comportamenti logorati da anni di ripetizione degli stessi gesti e delle stesse parole». È dal fallimento dei due schieramenti che, secondo il presidente trentino, deve nascere una politica nuova per l’Italia, libera dalla personalizzazione della politica. Un’Italia - sostiene - che ha bisogno dei partiti, ma di partiti rinnovati, e dove «i parlamentari vanno scelti dal popolo», poco importa se nei collegi uninominali o con le preferenze: «Dare ai segretari di partito il potere di scegliere chi siano i rappresentanti del popolo è un’anomalia che ha già fatto grandi danni. La democrazia non sempre sceglie i migliori ma è il miglior modo per riparare agli errori».
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