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De Lorenzi, chiude il tempio della moda a Trento

Ad avviare l’attività era stato il capostipite Vittorio, nel 1885: 130 anni fa. In marzo arriverà la catena spagnola “Celio*”


di Luca Marognoli


TRENTO. «Puro cachemire light: senta che morbidezza. Cose d'altri tempi...» Claudio De Lorenzi massaggia con i polpastrelli i campioni di tessuto che spuntano da un carnet di una grande azienda di abbigliamento. «E guardi questo Principe di Galles per i cappotti», incalza. «Poesia pura. Peccato che non si venda più: è roba per nostalgici, forse si può vedere ancora indosso a qualche signore di Milano». Già storia. Come il celebre negozio di famiglia, all'incrocio tra le vie Oss Mazzurana e Diaz che a febbraio chiuderà per sempre i battenti. Chissà cosa direbbe il bisnonno Vittorio, il capostipite, che iniziò come ambulante nel 1885. Claudio sfodera un antico registro delle vendite: è datato 24 agosto di quell'anno. Sul librone sono annotati in bella calligrafia nomi di clienti, merci e pagamenti, che allora - in epoca asburgica - spesso venivano fatti in natura: una pezza di formaggio o un taglio di carne per qualche metro di stoffa.

«Il mondo è completamente cambiato», sospira il bisnipote. E non si riferisce a 130 anni fa, no: parla del 2010 o giù di lì. «Negli ultimi 5 o 6 anni c'è stata una rapida inversione di tendenza: oggi l'abito non si usa quasi più, lo stesso la cravatta e il cappotto. E quello era il nostro mondo. Noi siamo sempre stati abituati a comprare il top: cachemire, cotoni e lini pregiati. Ma nella fascia alta i consumi si sono ridotti tantissimo». Non è solo una questione economica: lo stile informale si è esteso a macchia d'olio sostituendo la grisaglia quasi ovunque, con qualche zoccolo duro nelle banche e nel mondo del business. Il casual è diventato chic, ma anche “pop” con i colossi del low-cost.

De Lorenzi però non cerca alibi: «Non mi va di dare la colpa ai costi e alla crisi. Da commerciante devi essere tu in grado di adeguarti ai tempi mutati. Io ho cambiato pelle aprendo Patagonia al posto di Bertoldi (anche quella una bottega storica della Trento che fu), un settore che mi appassiona perché amo la montagna e vorrei portarci i miei clienti. Da poche settimane inoltre abbiamo inaugurato Origano, in via Mantova, un negozio di abbigliamento femminile molto attento all'andamento della moda e dinamico. Ai miei clienti uomini continuerò ad offrire un servizio su misura e su prenotazione, con le nostre aziende storiche: lombarde per la camiceria, del Centro Italia per gli abiti. Mi sono aggiornato ma fuori da queste mura, perché qui non potevo farlo: c'è troppa storia». Già, la storia: ha un peso che non sempre si può reggere. «Questo negozio è così grosso che come un treno per cambiare rotta ci mette una vita. Abbiamo 350 metri, compreso il magazzino: o vai a mille o ti fermi».

Una questione di anche immagine, che in via Oss Mazzurana è quasi impossibile modificare: «Se qui porto articoli “giovani”, come ho fatto dieci anni fa con Patagonia, nessuno se ne accorge. Le vetrine non le guardano neppure: “è roba per mia mamma”, dicono». C'è infine un motivo generazionale che ha spinto Claudio a cedere: «Ho 4 figli ancora troppo giovani: uno di due anni che si chiama Vittorio come il bisnonno, la più grande di 16 ma con tutt'altri interessi».

Da sabato la merce sarà messa in svendita al 30%, almeno fino a Natale. Poi i prezzi scenderanno ancora con i saldi. Ma entro febbraio bisognerà svuotare tutto: dal palazzo (di proprietà della famiglia) se ne va De Lorenzi, non la moda: «Arriverà una catena di abbigliamento francese, “Celio*”, che dispone già di 1.200 negozi. Ne avrà 1.201...».

Quello che ha coinvolto De Lorenzi è un fenomeno globale: «Interessa tutte le città del mondo, non solo via Oss Mazzurana. Le grandi catene si impossessano delle vie centrali. Ma in quelle defilate anche a Trento stanno nascendo un sacco di belle situazioni: penso alle vie Malpaga, Mantova e Orbi... È ciò che è successo a Parigi trent'anni fa, dove nei quartieri è pieno di piccole botteghe originali». È la strada che ha scelto anche De Lorenzi per ripartire. In un modo nuovo. E bisnonno Vittorio, probabilmente, ne sarebbe fiero.













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