Dati e intelligenza artificiale, corsa alle nuove professioni 

Il caso della settimana. Così l’ateneo trentino rincorre le esigenze del mondo del lavoro «Ma i tempi per un nuovo corso di laurea sono lunghi, peggio che fare il parmigiano reggiano»


Lorenzo Di Domenico


Trento. La mancanza di docenti tecnici sul nostro territorio porta sotto la luce dei riflettori, come aveva sottolineato il presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana, la necessità di adattamento alle richieste del mercato del lavoro. Ed è proprio l’università a giocare un ruolo cruciale in questo, evolvendosi in continuazione, come spiega il rettore dell’Università di Trento Paolo Collini: «Stiamo cercando di affrontare i temi di frontiera in base alla ricerca ed alla nuova produzione di conoscenza che si aprono anche dal punto di vista professionale: basti pensare ai nostri progetti sui big data, sulla computational biology e sulle intelligenze artificiali. Questi sono gli ambiti che si stanno aprendo per il futuro professionale dei giovani e che secondo tutte le previsioni assorbiranno moltissime persone nei prossimi anni».

Cambiamenti rapidissimi

Se il mondo della ricerca e del lavoro sono in costante mutamento e alla ricerca di figure professionali diverse a pochi anni di distanza, risulta difficile per le università adeguare le proprie offerte formative in tempi così rapidi: «Un nuovo corso di laurea richiede due anni di preparazione –riporta infatti il rettore - è il minimo di tempo necessario, sia per le nostre procedure interne che per le procedure di accreditamento nazionale, che hanno le loro tempistiche». Un lasso di tempo non propriamente breve, come sottolinea scherzando Collini: «Da quando pensiamo ad un corso alla prima laurea di uno studente passano almeno quattro anni, è peggio che fare il Parmigiano Reggiano». L’università di Trento negli ultimi quattro anni non è certo però stata a guardare, avviando un corso di laurea triennale in “Comparative, European and International Legal Studies” e le lauree magistrali in Management della sostenibilità e del turismo, Data science e Meteorologia, nonché un master in “Quantitative and computational biology”.

La connessione con le imprese

Altro pilastro che aiuta gli studenti dell’ateneo di Trento è senza dubbio la grande interconnessione con le imprese, che ha tra i suoi punti di forza la collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler e la Fondazione Mach, così come il “Contamination Lab”: qui più di un centinaio di studenti lavora ogni anno in team interdisciplinari affrontando problemi reali proposti dalle imprese.













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