Daria de Pretis giudice della Corte costituzionale

La rettrice nominata da Napolitano: giuramento già a novembre, lascerà l’ateneo «Un onore inatteso che mi intimorisce, ma al presidente non potevo dire no»


di Paolo Morando


TRENTO. Era l’ultima cosa che si aspettava, l’altro ieri: la telefonata del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che le annunciava la nomina a giudice della Corte costituzionale. Daria de Pretis, 58 anni, docente ordinario di diritto amministrativo alla facoltà di Giurisprudenza e dall’aprile dello scorso rettrice dell’Università di Trento, giurerà già a novembre, forse lunedì 10: il 9 scade infatti il mandato dei due giudici di nomina presidenziale, Sabino Cassese e lo stesso presidente della Corte Giuseppe Tesauro. L’altro nuovo giudice sarà invece il torinese Nicolò Zanon, docente ordinario di diritto costituzionale alla Statale di Milano. Al di là dei profili dei due nuovi “ermellini”, e della calorosa soddisfazione espressa ieri dalle massime autorità politiche trentine (vedi in basso), il decreto firmato ieri pomeriggio da Napolitano ha anche un preciso significato politico. Non a caso è stato accompagnato da una nota in cui il Capo dello Stato auspica «che le sue nomine possano essere rapidamente seguite dall’elezione dei due Giudici Costituzionali di nomina parlamentare, per la quale si sono già tenacemente impegnati i Presidenti delle due Camere». Dove, dopo venti votazioni, la situazione è ancora in stallo. La nomina di Daria de Pretis avrà comunque una prima e immediata conseguenza: l’ateneo dovrà trovarsi un nuovo rettore. E nelle prossime ore c’è da scommettere che scatterà subito il toto nomina. La carica di giudice costituzionale è infatti incompatibile con qualsiasi altro incarico. Spiega Paolo Collini, prorettore vicario dell’ateneo: «Agirò secondo quanto prevede il nostro statuto: dopo le dimissioni della rettrice vi sarà un interregno il più breve possibile di mia gestione dell’ordinaria amministrazione: l’iter per l’elezione dei nuovi vertici partirà il più rapidamente possibile». Ieri per la rettrice è stata una giornata soprattutto di telefonate di congratulazioni. E di interviste.

Professoressa de Pretis, se l’aspettava?

Assolutamente no. Il presidente mi ha telefonato venerdì comunicandomi la nomina. è stata una cosa del tutto inattesa, l’ho anche detto al presidente spiegandogli che avevo appena intrapreso un lavoro molto impegnativo.

Lo ha detto a Napolitano?

Sì, ma quando il presidente ti chiede una cosa del genere, non si può dire di no. È un incarico che va al di là di qualsiasi mia aspettativa. Ne sono onorata e anche intimorita.

Perché intimorita?

Perché avevo accettato con grande entusiasmo l’incarico di rettrice, mi ci stavo impegnando tantissimo. E dopo questo anno e mezzo iniziavo finalmente a vedere che la cosa funzionava, che anch’io stavo funzionando. E mi spiace lasciare le persone con cui ho lavorato e di cui ho già molta nostalgia.

Fra le telefonate di congratulazioni, ce n’è stata qualcuna che non si aspettava?

Mi ha chiamata il presidente uscente della Corte, il professor Tesauro. Poi tanti amici e colleghi giuristi, molti che non sentivo da tempo. Il presidente Rossi mi ha chiamato quasi subito, poi il presidente dell’Università Cipolletta. Ho sentito e sento attorno a me un grande calore, che mi rincuora. E che mi aiuterà nell’affrontare questo impegno.

La Provincia ritirerà a breve i tanti ricorsi costituzionali contro lo Stato in materia finanziaria. Si sarebbe trovata in imbarazzo nell’affrontarli?

Intanto dico che il calare del contenzioso è sempre una cosa positiva. Comunque no, non avrei avuto imbarazzi perché non avrei avuto alcun conflitto d’interesse, a meno che non si trattasse di cause di cui mi fossi occupata personalmente in precedenza.

Che cosa le ha detto suo marito Giovanni Kessler?

Quando venerdì gli ho raccontato la mia lacerazione di fronte alla telefonata del presidente, come sempre mi ha incoraggiata a intraprendere questa nuova strada. E mi ha dato entusiasmo. Io sono più conservatrice, lui invece guarda sempre avanti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano