Convive con la prostituta nei guai per sfruttamento
A processo un trentenne trentino che si è innamorato (ricambiato) della donna I difensori invocano l’illegittimità costituzionale della legge Merlin: il giudice dice no
TRENTO. L’accusa è quella di aver favorito e sfruttato economicamente l’attività di prostituzione di una giovane donna straniera. Con questi reati è finito a processo un trentino di trent’anni che però si difende su tutta la linea: non è sfruttamento, è solo amore, nulla di più, nulla di meno. Una «versione» condivisa anche dalla donna, ma che non ha evitato la denuncia e il processo che è ora in corso. Processo rinviato e durante il quale il giudice non ha accolto la questione di legittimità costituzionale che era stata sollevata dagli avvocato difensori. Paolo Demattè e Teresa Gentilini. Che avevano portato all’attenzione del giudice la stessa questione sollevata a Bari nell’ambito nel processo Ruby ter, quello che coinvolge Gianpaolo Tarantini e un supposto giro di escort. In Puglia come in Trentino si è puntato il dito sulla (possibile) incostituzionalità parziale della legge Merlin nel senso che non prevede l’autodeterminazione della prostituzione. Che non viene considerata come una libera scelta della donna, ma prevede sempre che ci sia una qualche forma di induzione.
Non accolto il rinvio alla Consulta, il processo è terminato con un rinvio di qualche settimana, all’udienza finale. A processo sono finiti quattro uomini entrati in un’indagine della polizia nell’ambito dello sfruttamento della prostituzione. Con la posizione del trentenne che, sostiene la sua difesa, è molto particolare. Perché lui era (ed è) innamorato della prostituta. Si sono conosciuti, si sono piaciuti - spiegano gli avvocati - e sono andati a vivere insieme. Lui un lavoro lo ha e lei quello che guadagna prostituendosi lo spedisce ai suoi famigliari all’estero. E partecipa - parzialmente - alla gestione economica della vita di coppia. Avrebbe pagato una bolletta, delle ricariche telefoniche a lui, un ingresso in discoteca. Tutto questo sarebbe stato considerato dall’accusa come sfruttamento della prostituzione, spiegano in legali. Per i quali è invece, solo una normale partecipazione economica alla vita di coppia. Poi ci sarebbero le telefonate di lei a lui. Con la donna che chiede al convivente di andarla a prendere in strada, al termine del suo lavoro, perché ha freddo e vuole tornare a casa. E questo sarebbe il favoreggiamento. Per i legali, si tratta di una normale storia d’amore, nella quale si seguono anche le regole della legge Cirinnà che prevede la cura l’uno dell’altro. Ora si attende la sentenza.