Consiglio provinciale di Trento: il "presidente operaio" Dorigatti si taglia lo stipendio
L'esponente del Pd rinuncia a 700 euro al mese, il 10% dell’indennità e rifiuta per un mese la paga piena, con un risparmio di 7000 euro
TRENTO. A poco più di un mese dall'insediamento a Palazzo Trentini, il «presidente operaio» del consiglio provinciale Bruno Dorigatti ha deciso di dare il primo segnale di quella «sobrietà» più volte richiamata nel suo primo discorso ufficiale. Con una lettera spedita agli uffici amministrativi del consiglio qualche giorno fa - infatti - Dorigatti si è auto ridotto lo stipendio del 10%. Decisione che Dorigatti conferma a denti stretti, solo dopo essere stato messo alle strette: «E' vero, ma non volevo fare pubblicità perché non è mia intenzione influenzare il dibattito interno all'ufficio di presidenza relativo ad un più generale contenimento delle indennità».
Il taglio della (propria) busta paga deciso dal neo presidente riguarda quella voce (l'indennità di carica) che si aggiunge alla voce principale - lo «stipendio» vero e proprio - del consigliere provinciale che si aggira intorno ai 14 mila euro lordi al mese. La legge prevede che al presidente del consiglio provinciale sia assegnata una indennità del 50% (lordo) rispetto alla paga base. Fatti due calcoli arriviamo a circa 7000 euro lordi al mese, 4000 netti al mese. Un taglio del 10% sul lordo comporta una rinuncia a circa 700 euro al mese. «Non sono grandi cifre - spiega il presidente - ma almeno diamo un segnale di maggiore sobrietà». Il tema del contenimento dei costi della politica (già caro al Pd e al predecessore di Dorigatti, Gianni Kessler) con la nuova presidenza ha subito una forte accelerazione. Oltre al taglio del 10% autoimposto da Dorigatti, da qualche settimana è aperta dentro l'ufficio di presidenza la discussione su una riduzione generalizzata (sempre del 10%) delle indennità dell'intero ufficio. Oggi il vice presidente ha diritto ad una indennità del 25% in più rispetto alla paga da consigliere mentre i segretari questori arrivano al 12%. La proposta di Dorigatti ha trovato un sostanziale via libera da parte dei membri dell'ufficio di presidenza, ma ora si dovrà ricercare un'intesa formale da sottoporre poi al consiglio. Del resto anche da Roma - con la manovra finanziaria di massimo rigore approvata da pochi mesi - e poi anche in giunta provinciale (anche qui con una riduzione del 10%, ndr) era partito un indirizzo di procedere ad un taglio degli stipendi dei consiglieri e dell'organo esecutivo.
«Di fronte a queste tendenza nazionale - spiega Dorigatti - ho ritenuto opportuno che anche l'ufficio di presidenza - su cui possiamo intervenire direttamente - si adeguasse. Lo stesso discorso non si può fare per i consiglieri provinciali, il cui stipendio può venire toccato solo dopo un voto del consiglio regionale».
Sempre in tema di contenimento dei costi della politica va segnalata un'altra (inusuale) iniziativa di Dorigatti. Prima di essere eletto presidente del consiglio, l'esponente del Pd era segretario questore in consiglio regionale, carica che gli dava diritto ad una indennità di circa 700 euro al mese aggiuntive. Con la nomina a presidente, Dorigatti ha potuto scegliere tra l'indennità di segretario questore e quella (ben più generosa) di presidente del consiglio provinciale dal momento che le due cariche non sono incompatibili. A sorpresa Dorigatti ha scelto la prima, facendo risparmiare (per un mese) alle casse pubbliche circa 7000 euro.