Condannato per ben 29 furti, ricorre contro il no al permesso
TRENTO. Le condanne erano state ritenute «automaticamente preclusive», mentre così non dovevano essere considerate perché lui non era stato arrestato in flagranza. La Questura doveva quindi accertare...
TRENTO. Le condanne erano state ritenute «automaticamente preclusive», mentre così non dovevano essere considerate perché lui non era stato arrestato in flagranza. La Questura doveva quindi accertare l’effettiva e attuale pericolosità del richiedente. Con questa motivazione un albanese si è rivolto al Tar per chiedere l’annullamento del decreto con il quale gli era stato rifiutato il permesso di soggiorno di lungo periodo per motivi di lavoro autonomo. Richiesta che è stata rifiutata perché per i giudici amministrativi la condanna per ben 29 furti «rileva significativamente, perché evidenzia una non realizzata integrazione sociale nonostante il lungo periodo trascorso in Italia. Le evidenziate condotte sono state correttamente ritenute idonee ad integrare i presupposti di pericolosità per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato previsti per il diniego del permesso di soggiorno». Una «continuità e abitualità nella condotta antigiuridica» e la «mancata accettazione delle regole della civile convivenza e dell’integrazione sociale» che per il Tar possono giustificare la decisione di non rinnovare il permesso di soggiorno all’uomo. Nel 2008, 2015 e 2016 risulta che il ricorrente ha commesso una lunga serie di reati da cui sono derivate una sentenza di condanna nel 2009 per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità nel 2016 per vari reati (associazione per delinquere, detenzione e porto illegale di armi e, per lo più, furto in abitazione) in continuazione fra loro.