Condannato l’aggressore L’anziana: «Non ho paura»

Aveva preso a pugni una settantenne con il cagnolino: dovrà scontare 18 mesi La vittima ieri in tribunale: ho sempre lo spray con me, le donne siano coraggiose


di Luca Marognoli


TRENTO. Il coraggio e il sorriso. Una forza d’animo e una prontezza da ragazzina. E, nonostante tutto, la capacità di ridere di sé: «Ho il trucco di Diego Dalla Palma», scherza davanti ai giornalisti indicando l’occhio ancora gonfio e la faccia per metà viola dopo l’aggressione subita da un bruto mentre giovedì, alle 6 del mattino, usciva di casa, alle torri di Man, per portare la cagnolina a spasso. In tribunale l’hanno accompagnata il nipote e la sua ragazza. Stanno tutti e tre fuori dall’aula dove si terrà il processo per direttissima, quando arrivano gli agenti della penitenziaria scortando un individuo grande e grosso. «Sì sì, è lui», dice la signora. «Guarda che marcantonio. Spero solo che poi non venga a cercarmi, ma che resti dentro». Il giudice Guglielmo Avolio, presidente del tribunale, esce dall’aula e vede questa donna minuta e dai modi eleganti col volto così segnato. «È lei signora...», le sorride scuotendo la testa (come a dire: guardi come l’hanno conciata). «Non si preoccupi». E poi l’abbraccia.

Le porte dell’aula si chiudono: l’udienza dura una manciata di minuti. L’indagato si dice dispiaciuto e ammette di essere stato in confusione a causa dell’alcol. La pm Colpani chiede 1 anno e 2 mesi per lesioni volontarie aggravate (dai futili motivi e dalla minorata difesa, vista l’età della vitima), violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice Avolio ci va giù duro e condanna l’aggressore, 27 anni, romeno, a 1 anno e 6 mesi, senza condizionale. Ci sono anche dei poliziotti delle Volanti, che la signora ringrazia di cuore per l’umanità e il calore che le hanno manifestato. Dice che lavorava alle Poste e aveva tanti amici fra gli agenti.

Davanti a telecamere e taccuini, la donna ripercorre quei momenti con voce straordinariamente serena: l’energumeno che rovescia le fioriere fin dalle 4 del mattino, lei che aspetta le 6 per uscire con la cagnolina, ma che se lo vede parato di fronte e si sente spingere dentro l’atrio. «Ho gridato “Maresciallo, scendi giù”, per finta. E lui: “Puoi chiamare chi vuoi”. Poi ha aggiunto una frase che non è ripetibile. Io mi sono avviata su per le scale, ho spinto avanti la cagnolina. Lui è venuto dietro, mi ha preso e io, che avevo nell’altra mano lo spray, gliel’ho spruzzato negli occhi per bene, solo che lui è arrivato a colpirmi al viso. Poi gridava: “Vigliacca, mi hai accecato!”». L’intervento dei polizotti è stato rapidissimo: «Io sto bene. Lui scalciava, urlava pestava loro: una cosa incredibile. Avete visto che omaccione... Pensate però se ci fosse stata una bimba o una persona molto più anziana di me, che ho 70 anni». Ma che impressione le ha fatto rivederlo? «Nessuna. Io sono una contadina mantovana, vengo dalla campagna e non ho paura. Ero solo preoccupata per il mio cane: temevo che gli desse qualche pedata». Una reazione di grande prontezza, la sua: «Bisogna», dice ferma. «Le donne non devono avere paura». Lo spray (nell’armeria di piazza Lodron ora se ne vendono 5 o 6 al giorno) lo tiene sempre con sè, in tasca. «Ce l’ho da quando ho preso al canile la mia cagnolina, 3 o 4 anni fa. Prima avevo un pitbull: non correvo rischi».













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