Comuni in difficoltà, Comunità pronte
A fronte di un taglio delle risorse si rende quasi obbligatorio ricorrere alle gestioni associate di alcuni servizi
TRENTO. Il patto di stabilità che andrà a interessare anche i piccoli Comuni sta mandando nel panico i sindaci. Alle prese con bilanci risicati, dove anche i cento euro fanno la differenza, i piccoli centri sono chiamati ad una rivoluzione culturale dal punto di vista amministrativo. Fare risparmi per poi non poterli investire a molti risulta un controsenso, soprattutto in un momento di crisi durante il quale l’ente pubblico dovrebbe invece mettere in campo tutto quello che ha. Ma la situazione è questa: i conti nazionali sono tremendamente in rosso e tutti devono fare la loro parte. Anche i piccoli municipi che il governo centrale vorrebbe cancellare per evitare spese inutili e sprechi fuori controllo. Come riuscire dunque a salvare capra e cavoli, cioè a difendere i bilanci comunali e nel contempo evitare la cancellazione dei presidi democratici del territorio? Oltre al buon senso e a una amministrazione virtuosa (voci per niente scontate, per la verità) il Trentino mette in campo le Comunità di valle come possibile via di scampo dalle ristrettezze di bilancio.
«Noi ci siamo e siamo pronti - dice Alessio Migazzi, presidente della Comunità della val di Sole - ma ci possiamo muovere solo se ci crediamo in due. La Comunità non può e non deve sostituirsi ai sindaci, né tanto meno imporre dall’alto le soluzioni agli evidenti problemi che hanno i Comuni e che avranno sempre di più in futuro. Devo però dire che le preoccupazioni dei sindaci si stanno affievolendo e prevale la comprensione e l’interesse. Gestioni associate ne stiamo già facendo e qualche Comune ci chiede nuove soluzioni in questo settore. Faccio solo l’esempio dell’ufficio tecnico che stiamo avviando su proposta del Comune di Rabbi e che sta già raccogliendo l’interessamento di altri municipi. Ma potenzialmente i campi sono tantissimi, alcuni già attivati come per esempio l’ufficio per i permessi di raccolta funghi, per non parlare del centro visitatori del parco dello Stelvio. L’importante è che la richiesta parta dai sindaci perché restano loro i protagonisti. D’altra parte il calo delle risorse a disposizione imporrà sempre di più ragionamenti di questo tipo che diventeranno parte integrante dei programmi amministrativi dei sindaci. Credo che serva fare ancora un po’ di chiarezza, cioè mettersi a un tavolo e fare i conti sui servizi richiesti e sui risparmi che i Comuni possono garantirsi con le gestioni associate. Le Comunità possono essere davvero un grosso aiuto per attenuare l’impatto dei patto di stabilità».
Al di là delle competenze già passate dalla Provincia, le Comunità saranno chiamate a mettere a disposizione servizi ulteriori. «Le Comunità - spiega Stefano Bisoffi, presidente della Vallagarina - sono una carta importante su questo fronte, perché consentono ai sindaci di concentrarsi sui servizi da fornire e sugli investimenti, lasciando il back office a uffici più strutturati e meno costosi. In Vallagarina abbiamo già una buona tradizione con il vecchio Comprensorio e molti Comuni già da tempo seguono questo ragionamento. Quest’anno abbiamo avuto la prova del fuoco dell’ufficio tributi a cui hanno aderito 9 Comuni per 17 mila cittadini. Resistenze? Non direi. Certo, i comuni medio grandi che hanno le loro strutture tendono a tenersi stretti gli uffici, ma teniamo conto che le Comunità possono anche valorizzare le professionalità che ci sono sul territorio. Le Comunità non intendono espropriare nulla a nessuno e infatti è essenziale lavorare in stretta sinergia con i sindaci, che sono comunque i titolari dei servizi offerti ai cittadini.
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