Comuni, i tagli calano di 5 milioni

Imic, la Provincia fissa le aliquote: 3,5 sulla prima casa Ma i sindaci temono un’alta insolvenza e chiedono garanzie


di Chiara Bert


TRENTO. I Comuni tirano mezzo sospiro di sollievo. Cala da 19 a 14 milioni di euro il sacrificio dei Comuni trentini sulla parte corrente del bilancio 2015. La Provincia metterà 5 dei 13 milioni aggiuntivi di accantonamenti chiesti dallo Stato per il sovragettito Imu (passato da 60 a 73 milioni). Questa la prima concessione che l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss ha portato ieri al Consiglio delle autonomie.

Un’apertura è arrivata anche sul personale, nodo che preoccupa molto i sindaci. Da una proposta iniziale del 20% di sostituzioni del personale che va in pensione (un rimpiazzo ogni 5), l’assessore ha dato la disponibilità a salire al 40%, ma senza deroghe aggiuntive. Da qui alla firma del protocollo di finanza locale, fissata per lunedì (ma oggi i sindaci torneranno ad incontrare il presidente Rossi e l’assessore Daldoss), il Consiglio delle autonomie insisterà per ottenere ancora qualcosa in più. Molti Comuni hanno infatti iniziato a segnalare difficoltà per non poter sostituire le cosiddette figure uniche, per esempio l’operaio comunale: ed esternalizzare certe mansioni - lamentano i sindaci - si rivela spesso un costo aggiuntivo. Se non riusciranno a portare a casa un turn over del 60% (come a livello nazionale), i sindaci vorrebbero almeno garantiti i servizi minimi per alcune funzioni specifiche, per esempio gli operatori delle scuole materne o gli operai, ma la procuradora della val di Fassa vorrebbe anche i traduttori per le minoranze linguistiche.

L’altro tasto dolente del bilancio riguarda l’Imic, la nuova tassa sugli immobili che dal 2015 accorperà Imu e Tasi. Ieri gli uffici provinciali hanno fornito le tabelle con le simulazioni del gettito: 250,4 milioni di euro per il 2015 contro i 245 milioni del 2014: 180 i Comuni che avranno un incasso superiore con l’Imic, mentre 37 andranno in perdita (tra questi il Comune di Trento, con 930 mila euro in meno). Un gettito sostanzialmente invariato, ha rimarcato Daldoss: i 5 milioni di differenza saranno coperti dal fondo di solidarietà.

Le proiezioni sono state fatte considerando le aliquote base proposte dalla Provincia: 3,5 per mille sull’abitazione principale e le pertinenze, 8,95 sulle altre abitazioni e le aree edificabili, 7,9 per mille sugli immobili produttivi. Impossibile, al momento, spiegano i sindaci, dire chi pagherà meno e chi più di prima: tutto dipenderà anche dal nuovo sistema di detrazioni, che sulla prima casa saranno calcolate in base alla rendita catastale.

Per chiudere il bilancio - è la previsione - qualche sindaco sarà costretto ad aumentarle. A preoccupare è soprattutto l’insoluto sugli immobili produttivi rispetto al gettito di 59 milioni stimato dalla Provincia. Se l’Imu andava direttamente allo Stato, che si accollava dunque anche l’insoluto, l’Imic sugli immobili produttivi andrà versata ai Comuni: la Provincia, in base al patto con Roma, dovrà comunque versare allo Stato 50 milioni. Che i sindaci temono non saranno incassati a causa della crisi. «Abbiamo già calcolato 9 milioni di insoluto», ha chiarito Daldoss, «e la Provincia compenserà con 2,5 milioni quei Comuni che avranno un minor gettito rispetto a Imu e Tasi». Ma i sindaci chiederanno che la Provincia copra il rischio del mancato gettito. Tra le richieste anche regole chiare sull’estinzione anticipata dei mutui da parte della Provincia: il sindaco di Trento ha lamentato il fatto che la provincia non paghi la quota degli interessi. «Non ci sono i soldi», ha risposto Daldoss. Oggi nuovo round con Rossi.

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