Commercio, sciopero fantasma
I negozi storici rimangono aperti, ma le domeniche fanno discutere: «Troppi costi e pochi affari»
TRENTO. Quello programmato oggi per i dipendenti del commercio sarà uno sciopero fantasma. Nessuno dei negozi storici aderirà alla proposta del sindacato, e non tanto per disaccordo sulle motivazioni. Tutti concordano anzi sull’inutilità della liberalizzazione degli orari: a Trento, e in Trentino in generale, non c’è una cultura dello shopping domenicale, e anche se a volte si batte qualche scontrino il gioco non vale la candela: troppe le spese da affrontare, a fronte di un ritorno magro.
Ma uno degli aspetti più singolari del nostro tour nei negozi, è che pochissimi tra i commessi sono informati sull’iniziativa del sindacato. Pressoché tutti. Fanno eccezione le commesse di Tezenis, in piazza Pasi: «Il nostro turno finisce alle 14, così possiamo partecipare all’incontro delle 17.30 organizzato dai sindacati. Però ilo negozio rimarrà aperto. Facciamo parte di una catena in franchising, per noi è difficile che cambino le cose» spiegano le ragazze al bancone. Anche la shop manager di Geox non abbasserà la serranda. «Non perché non vogliamo aderire allo sciopero - spiega - ma perché facciamo parte di una grande catena e le decisioni non le prendiamo noi. Sullo specifico problema, la liberalizzazione può avere un riscontro nelle grandi città, ma meno in provincia. L’esempio l’abbiamo avuto le scorse domeniche: noi eravamo aperti, ma di clienti se ne sono visti pochissimi. Zero alla mattina, qualcuno al pomeriggio. Ma è soprattutto la propensione all’acquisto che manca. Sono tempi duri per tutti». Lei però una proposta ce l’ha: «Bisognerebbe trovare una linea comune tra gli operatori. La proposta dell’assessore Olivi ha un senso: un certo numero di aperture mirate, poi basta».
Stesso discorso da Pretto. Fabio, il titolare, spiega: «Abbiamo tenuto aperto le domeniche di Natale e le prime due di gennaio per i saldi, ma ora basta. Anche i nostri dipendenti hanno bisogno di riposo, dopo la faticata delle feste erano stanchissimi e anche noi lo eravamo. Credo sia più importante passare il tempo libero in famiglia che non fare shopping di domenica».
Qualche metro più avanti, da De Lorenzi, non ci pensano nemmeno a chiudere oggi, ma condividono l’inopportunità del “sempre aperto”: «Abbiamo un titolare che ragiona, lo sa anche lui che non c’è alcuna convenienza a tenere aperto di domenica. Anzi, si lavora già anche troppo. E poi ci sono i costi aggiuntivi di personale, luce e riscaldamento. Di domenica a Trento non si vedono folle per strada».
Da In.con.tro, altra boutique, nemmeno sapevano dello sciopero. «Noi però - aggiungono le commesse - di domenica siamo chiusi». Stesso discorso per Tally Weijl, a pochi passi di distanza. Da Boggi, franchising di via Manci, il problema non esiste: oggi il negozio rimane aperto. «Ma i flop delle domeniche aperte - spiega il commesso - dovrebbero fare riflettere. O si sceglie una linea comune o non si va da nessuna parte. A Trento, per quello che vedo, non ha molto senso tenere aperto la domenica». Aperti anche Caneppele e Niccolini e Sportler, in piazza Italia. Nessuno di loro però apre di domenica, escluso durante le feste. Mirko Bortolon, titolare della libreria Disertori, rimane aperto «anche perché non abbiamo dipendenti. Ma tenere aperto la domenica, in questo momento, è un’assurdità: anni fa avrebbe avuto più senso, la capacità di acquisto era più consistente. Oggi ognuno cerca di risparmiare. Chi fa shopping la domenica non lo farà il lunedì. Per noi sono solo più spese, senza guadagni particolari. Credo che la qualità della vita sia passare più tempo in famiglia, non uscire a fare compere. Io, almeno, la domenica riposo».