Collini: "Sono addolorato, ma l'ateneo non è malato"
Il rettore invita a "prudenza, vigilanza, cautela e rispetto delle persone". LEGGI anche: appalti e incarichi, 17 indagati
TRENTO. «Le regole sono condizioni necessarie. Ma non si può parlare di un ateneo malato, come forse qualcuno ha pensato. Vorrei dire che se non fossi convinto che questa è una buona università fatta di persone che fanno bene il loro lavoro non sarei qui a dire quello che sto dicendo. Non siamo qui per giustificarci, ma per condividere e per dire che siamo colpiti dalla potenza del messaggio che è uscito sull'opinione pubblica e dell'effetto che ciò ha per la nostra università e per la nostra reputazione».
Il rettore Paolo Collini difende l'immagine dell'Università di Trento, ora «in una posizione mediaticamente delicata», in seguito all'inchiesta della magistratura e della Guardia di finanza con 17 indagati, più una società, tra personale amministrativo, docenti e assistenti del Dipartimento di ingegneria civile ambientale e meccanica, oltre che imprenditori. L'occasione è stata una conferenza stampa convocata questa mattina nella sede del Rettorato a Trento: accanto a Collini il direttore generale Alex Pellacani.
«Mi addolora personalmente leggere che la nostra università non è un esempio. Ma io - ha aggiunto Collini - credo che noi siamo un esempio nel nostro Paese e anche gli esempi possono avere delle ombre, che dovranno essere chiarite, ma io credo che questo non cambi la mia profonda convinzione su ciò che noi siamo, su quello che vogliamo fare e su come continuare a farlo. Con serenità e ovviamente con rigore formale, perché non si può vivere in un mondo senza rispettare le regole».
Secondo il rettore, «potranno esserci state cose che non hanno funzionato, ma si può commettere un errore perché si deve scegliere, e scegliendo di fare il proprio lavoro si può anche sbagliare. Solo non facendo nulla non si sbaglia mai». L'appello del rettore è quindi «prudenza, vigilanza, cautela, ma anche rispetto delle persone».