Coda di visitatori per i “vagoni dei deportati”

Giorno della memoria: in fila alla stazione per vedere i carri, stretti e bui, su cui venivano ammassati i deportati



TRENTO. Sanno di freddo e di ruggine, sono bui e proprio sembra impossibile che dentro un vagone così venissero stipate da 50 a 150 persone. Sulle assi di legno, solo due piccole grate in ferro, in alto. Fanno paura. Sono due carri esattamente come quelli per le deportazioni nei campi di concentramento. Visibili ieri e oggi, per il Giorno della Memoria, alla stazione di Trento. La gente ha fatto la coda da stamattina per avvicinarsi. Qualcuno fotografa, altri depongono un fiore. Dentro le sale della stazione ci sono anche una ricostruzione di uno dei convogli con cui i deportati venivano condotti nel campo di raccolta, Durchgangslager, di via Resia a Bolzano, con destinazione i campi di concentramento del Terzo Reich. Il lavoro è del “Gruppo Fermodellistico Feramatoriale”, che ha recuperato i due carri nei depositi. Nei saloni della stazione, col modellino dell’intero convoglio, ci sono foto in bianco e nero dell’epoca. «Da notare che sull’esterno dei carri veniva segnato il numero delle persone - ricorda Paolo Marini, presidente del Gruppo che ha recuperato i carri - ma venivano definite “pezzi”, quindi si leggeva ad esempio “60 pezzi” ed è verosimile che i treni in partenza dall’Italia avessero circa 15 carri». L’iniziativa è una delle 108 previste in Trentino per la ricorrenza della liberazione di Auschwitz. Lettere dei deportati che da lì non sono più tornati sono state lette stamani in stazione. Perché proprio a Trento, tra gli ultimi gesti disperati, percepito che ci si trovava in stazione, dai vagoni venivano lanciate lettere.













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