Claudio Ghesla, l'imbianchino amico di tutti
L'uomo tornava spesso a Calceranica a trovare i genitori e i due figli
CALCERANICA. Affabile, istrionico, uno che dove va porta allegria. Insomma, un personaggio, come talvolta capita siano gli imbianchini. Andare a dire alla gente di Calceranica che Claudio Ghesla, 49 anni, è stato arrestato con l'accusa di omicidio (perché ieri è questo che abbiamo fatto, essendo molti ancora all'oscuro della vicenda), causa reazioni di sconcerto e, soprattutto, di sincera incredulità. Nel parroco, nella barista, nell'amico d'infanzia, in chi conosce la sua famiglia.
Ricordi vividi, ma che si fanno più radi e sfumati negli ultimi anni, da quando Ghesla si era separato dalla moglie Nadia Donati. Lo si vedeva a qualche festa di paese, ma raramente, perché era andato ad abitare alle torri di Madonna Bianca e a Calceranica capitava soprattutto per venire a prendere i figli adolescenti, un ragazzo e una ragazza, e passare qualche ora assieme a loro.
La porta della canonica dà sullo stesso cortile dove l'uomo ha vissuto a lungo con la famiglia, quando la coppia era ancora unita. Siamo in piazza Graziadei 17, in una classica corte di paese con quattro numeri civici. Al piano di sotto vive il cognato di Ghesla, Claudio Donati, sopra moglie e figli. La casa è restaurata di fresco e una scalinata esterna porta all'ingresso. «Lasci perdere - apre la porta un familiare -: si sono separati e ghe è anca na matelota...».
Il parroco, don Paolo Baldessari, dopo le 16 ignora ancora l'accaduto: «Ho celebrato messa a Centa, adesso vado ai Campregheri e non sapevo niente... Claudio è una persona di cuore, come tutta la famiglia, gente tranquilla e laboriosa. Il papà è molto cordiale, parla con tutti. Che botta sarà per lui e per gli altri parenti...». Dell'arrestato conferma che si vedeva poco: «Io sono parroco da 10 anni, lui sarà separato da 5 o più. Ogni tanto veniva a prendere i ragazzi per portarli a sciare, ma quest'anno la neve non c'era...».
Nel cortile, vuoto, arriva un'auto. E' un ex vicino di casa dell'imbianchino: «Roba da non crederci», sbotta. «Claudio è una persona socievole, uno che porta allegria. Tutti gliene parleranno bene. Non è mai stato nell'associazionismo: ogni tanto andava al campo a vedere la partita. Da ragazzo abitava in viale Trento». I suoi genitori, Mario e Mariuccia, imbianchino come Claudio lui, casalinga lei, vivono ancora lì, al numero 7, dietro la Conad. Hanno avuto nove figli, tra i quali Fernando, morto nel 2002 schiantandosi contro un guardrail con la sua Bmw all'altezza del Valcanover. Apre la porta una sorella: «Claudio viene dai genitori ogni tanto, ma non abita qui. I miei preferiscono parlare». Sapevate che avesse una fidanzata? «Io no, non è uno che racconta molto delle sue questioni private».
Adriano Campregher, del bar gelateria Chalet Rosa, apprende dell'omicidio a metà pomeriggio: «Mi hanno appena telefonato... Claudio è uno in gamba, sempre pieno di cavolate. Ha un anno meno di me». Ignaro anche Benito Giacomini, titolare dell'officina di via Donegani e padre del presidente del Calceranica Mauro. Stanno finendo di pranzare tutti assieme, in famiglia, alle 2. «Ha giocato a calcio, ma ai tempi che furono. E' un mio cliente, fino a un anno fa abituale. Adesso viene qui ogni tanto, dai genitori, e porta a spasso i figli». Stesso stupore per Ferruccio Martinelli, direttore del notiziario di Calceranica.
Al bar Centrale, la notizia piomba come un fulmine a ciel sereno a mezzogiorno e mezzo. «Cosa? Omicidio? Che notizia terribile», dice Doris Gremes dietro il bancone. E' scossa: «Lo conoscono tutti Claudio e il bar lo frequenta, certo. E' una persona solare... sono senza parole». Incredulo anche Luigi Ormea, un avventore: «Sono imbianchino anch'io, una volta lavoravamo assieme. Non l'avrei mai detto...». Alle 13, quando al tg regionale dicono il nome di Ghesla la barista si mette le mani sul volto. Finito il servizio, spegne la tv: «La gente ne parlerà tanto, ma io preferisco silenzio e preghiera».