Cimici sul vagone del Napoli-Bolzano, Trenitalia paga

Per la donna roveretana vittima degli insetti, 480 euro di risarcimento: «Incassati ma solo come anticipo»


Giuliano Lott


ROVERETO. Il braccio di ferro è durato sei anni. Anna Maria Fiorellieto ha avuto il merito di non mollare il colpo con le Ferrovie, che nel 2008, tre anni dopo la denuncia della donna assalita dalle cimici sull'espresso Napoli-Bolzano, le inviarono risarcimento di 20 euro.

Ora Trenitalia le ha staccato un assegno da 480 euro. Lei lo ha incassato. «Come anticipo». Venti euro, la prima proposta, era la quota spesa dalla donna per gli antistaminici e i cortisonici assunti dopo il fastidioso inconveniente. Lei aveva rifiutato, avviando sia la causa penale che quella civile, radicandole per competenza al tribunale di Napoli.

Sul versante penale, le Ferrovie hanno scaricato la responsabilità su tre addetti (il processo a loro carico è già iniziato) della ditta appaltatrice delle pulizie sui vagoni, cioè le persone incaricate di pulire lo scompartimento in cui, subito dopo la segnalazione della signora Fiorellineto, venne ritrovata una colonia di cimici.

Il treno, fermato a Bolzano per ordine dell'autorità sanitaria, venne disinfestato, ma ciò non evitò che alcuni anni dopo la signora Fiorellineto venisse aggredita una seconda volta dalle cimici sulla medesima tratta. Sul versante civile, invece c'è una novità: Trenitalia, attraverso la compagnia assicuratrice di riferimento (le Generali) ha inviato alla signora un assegno di 480 euro.

Lei ha incassato, ma non ferma la causa. «Le riteniamo un anticipo, visto che basta appena per coprire le visite medico legali. Ho dato mandato al mio legale di procedere. Non ho fretta, a questo punto. Sono passati anni, ma è una questione di principio. La pulizia sui treni è un requisito minimo, dovrebbe essere garantito ai viaggiatori, almeno in un paese civile».

Curioso, ma istruttivo sul funzionamento della giustizia nel nostro paese, che i 20 euro offerti nel 2008 siano lievitati di 24 volte in tre anni. Non ha certo torto, Anna Maria Fiorellineto: abbandonare il procedimento, accontentandosi degli spiccioli offerti dalle Ferrovie, significherebbe rassegnarsi. Accettare che in Italia non si possa pretendere qualcosa di più, tanto più che quelle punture hanno lasciato sul corpo della donna delle tracce permanenti, delle macchie sulla pelle che non se ne andranno più.

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