Cibo invenduto mai più in discarica

L’Università di Bologna organizzerà raccolta e gestione perché sia donato alle fasce più deboli della popolazione



ROVERETO. L'economia può ripararsi da sola. Con questo obiettivo l'amministrazione comunale intende collaborare con “Last minute market srl” - una società spin off dell'Università di Bologna - per adottare anche a Rovereto un modello (sperimentale) di recupero delle eccedenze e di riduzione degli sprechi di alimenti, già adottato in altre città italiane. A settembre, a Trieste, si è tenuta la prima giornata contro lo spreco alimentare, con l'obiettivo di firmare una carta per sostenere le organizzazioni che recuperano i cibi invenduti, semplificare le etichette, istituire un osservatorio nazionale per ridurre gli sprechi. In altre parole, mettere in pratica la risoluzione votata dal Parlamento europeo lo scorso gennaio per dimezzare lo sperpero degli alimenti entro il 2025. Un obiettivo ambizioso che l’amministrazione Miorandi ha deciso di anticipare, aderendo al modello “Spreco Zero”: «Il marchio - spiega nella sua determina il dirigente del servizio verde e tutela ambientale, Cristian Roverato - è coerente con le linee programmatiche dell’amministrazione che intende attivare ulteriori progetti volti alla sostenibilità, alla salvaguardia e al risparmio delle risorse».

Lo stile di vita anticonsumista si sta diffondendo in tutto il globo. Partito dagli Stati Uniti d'America ora trova sponda anche in Italia e in città. Si chiama “Freeganismo”, dal movimento freegan.info. «L’idea ha una forte valenza educativa e nasce in un discorso ambientale più ampio - spiega il vicesindaco e l’assessore all’ambiente Gianpaolo Daicampi - per valorizzare in modo innovativo i generi alimentari, rimasti sugli scaffali e nei magazzini, prossimi alla scadenza ma ancora commestibili, destinati allo smaltimento, creando sinergie tra diverse soggetti e trasformando in risorse i potenziali rifiuti».

Nel progetto di recupero e di valorizzazione dei beni invenduti rientrano i prodotti alimentari prossimi alla scadenza, prodotti ortofrutticoli, i pasti pronti non serviti alla ristorazione, i prodotti farmaceutici. I beneficiari di questi prodotti saranno le diverse organizzazioni che offrono sul territorio in aiuto alle fasce più deboli della popolazione. Queste ultime verranno messe in contatto direttamente con chi offre i prodotti.

A predisporre il progetto di recupero alimentare ci penserà la società Last Minute market dell’Università di Bologna, che dovrà costituire il gruppo di lavoro, individuare le strutture donatrici e le organizzazioni beneficiarie. Per l’incarico al professor Matteo Guidi il dirigente Roverato ha impegnato 6500 euro.

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