Chiude Settedecimi, l'outlet del vino

Vendeva oltre 60.000 bottiglie l'anno, ma le aziende non investono più


Giancarlo Rudari


ROVERETO. L'outlet del vino, il primo in Trentino e forse anche in Italia, chiude i battenti. Sabato sarà l'ultimo giorno per il "Settedecimi" di Villa Lagarina dopo sei anni di attività. Il motivo della chiusura è presto detto: 42 delle 73 aziende vinicole italiane e straniere presenti nel negozio hanno deciso di non rinnovare più il contratto di affitto.

«Con solo le provvigioni e senza gli affitti non restiamo in piedi» afferma con un tono di amarezza il direttore commerciale Lorenzo Pallaver che aveva dato il via all'avventura il 5 novembre 2005 con l'amico Dante Pasqualini. Un'avventura che si era rivelata subito un successo sia per la formula innovativa che per la gamma di vini proposti ai clienti. In sostanza un'azienda vinicola, dopo essere stata testata da un enologo, prendeva in affitto uno spazio all'interno dello show room nel quale metteva i propri vini in conto vendita stabilendo il prezzo della singola bottiglia.

Ai titolari di "Settedecimi", oltre all'affitto, andava la provvigione sul venduto. E la singola azienda stabiliva inoltre quale vino promuovere piuttosto che un altro.  «La nostra è stata una sfida per invitare i produttori a vendere al prezzo di cantina avendo una vetrina a disposizione senza dover disporre di una proprio negozio. Ma forse non è stato capito bene il concetto di outlet che significava prezzo basso sì ma senza che fosse intaccata la qualità. Ma non basta esporre un prodotto per venderlo - spiega Pallaver - Infatti si è visto che in concomitanza con la promozione del vino, magari con la presenza in negozio del produttore stesso, le vendite aumentavano anche di molto. Tanti però non hanno saputo cogliere questo aspetto arrivando quindi a rinunciare a rinnovare il contratto di affitto. Non voglio dare colpe a nessuno perché anche noi abbiamo fatto qualche errrore, ma resta il fatto che con la sola provvigione l'attività non può sopravvivere».

E così è maturata l'idea di chiudere nonostante «abbiamo registrato un notevole aumento dell'autoconsumo: il cliente viene ad acquistare il vino non solo per il prezzo ma anche perché preferisce organizzare una cena in casa piuttosto che andare al ristorante con il rischio poi di mettere a repentaglio la patente se deve guidare».

Sessantamila bottiglie l'anno vendute a clienti locali e stranieri (soprattutto tedeschi) con picchi di vendita in dicembre. «Evidentemente molte cantine che vogliono ritirarsi non sono in grado di sostenere il costo di affitto perché non giustificato dal volume di vendita. Ma - precisa Pallaver - invece di lamentarsi tanto perché non fare di tanto in tanto una promozione? Nessuno sentirebbe la crisi se magari per un mese vendesse il suo vino con lo sconto, che ne so, anche del 50%». E lo sconto questa settimana lo fanno quasi tutte le cantine in vista della chiusura di sabato.













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