Chiesto il fallimento, l’era Bailo è terminata
Presentato il 1° agosto da Officina Italiana, azienda nata dalla fusione con la Vist I 38 dipendenti rischiano di perdere varie mensilità che non erano state pagate
TESINO. Ha presentato ufficialmente istanza di fallimento il primo agosto l'Officina Italiana, nata qualche tempo fa dalla fusione della storica tesina Bailo e della bolzanina Vist.
«Nei prossimi giorni faremo tutti i conteggi necessari», ha commentato Marco Ravelli, sindacalista della Femca Cisl. «Purtroppo da gennaio 2013 non sono stati più versati i contributi e quel che è peggio, la ditta ha trattenuto dalla busta paga dei dipendenti la quota destinata a Laborfonds, un fondo pensione complementare».
A dicembre si era parlato di un concordato che avrebbe dato ai 38 dipendenti qualche garanzia in più di recuperare l'arretrato delle mensilità a partire da settembre, che non erano più state erogate. Il fallimento, invece, complica la situazione, perché «l'Inps, prevede un fondo di riserva che copre solo le ultime tre mensilità e il Tfr - spiega sempre Ravelli -, mentre gli altri mesi andranno persi. A questo proposito siamo molto amareggiati dal comportamento della famiglia Zotta. L'anno scorso ci avevano assicurato il concordato e quando si menzionava l'ipotesi di fallimento venivamo scambiati per pazzi».
La prossima tappa sarà quella di nominare un liquidatore, il quale valuterà i beni dell'azienda e procederà al pagamento dei debiti. Sarà in quella fase che si capirà se i dipendenti, che risultano come creditori privilegiati, potranno recuperare le mensilità non coperte dall'Inps. Per i posti di lavoro, invece, Ravelli ha già detto che verranno organizzati dei colloqui con l'azienda Svizzera che ha acquistato il marchio Bailo, nella speranza di salvare qualche posto.
Con la chiusura definitiva di Officina Italiana, e quindi di Bailo, il Tesino perde un pezzo importante della sua storia. Lo stabilimento dell'azienda fino al 1977 si trovava a Castello dove oggi sorge la nuova Apsp Suor Agnese. Successivamente Livio Zotta, fratello di Bruno Zotta, pensò di allargare l'attività a Cinte. L'idea di riunire tutta la produzione in un unico punto si concretizzò nell'87 quando vennero acquistati i terreni a Pieve, dove ancora oggi sorge la struttura. In un primo momento tutto il ciclo produttivo avveniva in valle. Purtroppo con la morte di Livio Zotta e l'avvento degli anni Novanta che portarono globalizzazione e apertura dei mercati, le cose cambiarono. Dapprima si spostò all'estero la produzione, poi il collaudo ed infine rimase in Tesino solo la parte amministrativa dell'azienda e lo spaccio. Dopo il tentativo di una fusione con l'azienda Vist di Bolzano per creare officina Italiana, la Bailo a gennaio di quest'anno è stata costretta a cedere il marchio del famoso scoiattolo a una ditta Svizzera. Qualche giorno fa la presentazione in tribunale di istanza di fallimento che ha chiuso ufficialmente una pagina della storia del Tesino.
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