Chico Forti: c’è finalmente uno spiraglio

Vertice diplomatico negli Usa per il trentino. Intanto sul web ha iniziato a trasmettere la radio che porta il suo nome



TRENTO. C’è uno spiraglio per Chico Forti. La notizia arriva dagli Stati uniti e a portarla è Roberto Fodde, da sempre a fianco del trentino. Ieri c’è stato il tanto atteso incontro con i funzionari dell’ambasciata a Washington e del consolato a Miami. Sul tavolo sono state messe tutte le carte e pare certa l’intenzione di una collaborazione. Due sono le strade percorribili: o l’intervento diplomatico o l’apertura di un nuovo processo. Insomma la situazione sembra uscita dallo stallo. E ha assume ancora più significato quello che scriviamo qui sotto. «Qui radio Chico Forti. Messaggio dello zio Gianni». Inizia così il secondo collegamento con «Radio Chico Forti» l’ultima nata fra le tantissime iniziative che sono state messe in campo da chi da anni lotta la liberare il trentino rinchiuso in carcere. C’è stato il sito, c’è il profilo Facebook, c’è Twitter, ci sono le centinaia di mail con le quali sono state inondate le redazioni di testate e trasmissioni televisive nazionali. Tutto questo per un unico fine: fare in modo che la storia di Chico - che da 12 anni è rinchiuso in un carcere in Florida perché considerato mandante di un omicidio, una decisione presa in base ad una «sensazione» - non venga dimenticata e che il trentino possa tornare alla vita. Il gruppo ce la sta facendo. Venerdì del caso ne hanno parlato sia Canale 5 che Rete 4 e ci è tornato sopra anche «Quarto grado». Da mesi ci sta lavorando anche Red Ronnie e Fiorello è stato un apprezzatissimo veicolo per fare in modo che il nome di Chico diventi noti anche fuori dal Trentino.

Poi c’è stato il flash mob di Roma di sabato scorso, anche quello con «copertura» nazionale. Ma nessuno si ferma, ma tutti lavorano per continuare a tenere alta l’attenzione. E l’ultima idea è quella di radio Chico Forti. Per chi è curioso il link è spreaker.com/show/radio_chico_forti. Fino ad ora raccoglie alcune testimonianze dello zio Gianni e di Wilma ma il progetto prevede di arrivare all’interattività e quindi alla possibile di parlarsi nell’etere. A dare il benvenuto la voce dello zio Gianni, ma è poi Wilma che racconta, intervento dopo intervento, la storia di Chico. Dal giorno in cui l’appello fu respinto («Un’udienza durata cinque minuti in mezzo a decine di altre persone con il giudice che alla fine dice semplicemente “sentenza confermata”»). Racconta poi di come si svolgono le visite in carcere. Di alzatacce alle 5 di mattina in modo da essere alle 6 davanti al penitenziario. Dove ci si mette in coda in attesa di avere il biglietto - come al banco del salumiere - e poi si entrata per un chilometro e si aspetta tutti assieme sotto una tettoia. Poi i controlli di sicurezza (sempre lunghi) e quindi alla fine l’incontro. Sempre molto intenso con un uomo che nonostante il carcere, nonostante l’accusa dalla quale si difende come un leone, riesce sempre a far sorridere i parenti.

E poi Wilma racconta anche della telefonata con Chico. 16 i minuti a disposizione interrotti da tre comunicazione e di come nel corso degli anni abbiano adottato ormai uno schema per evitare di sprecare tempo prezioso. Telefonate in cui lo stesso Chico racconta anche barzellette. E visto dove passa il tempo basterebbe questo per descrivere l’uomo.(m.d.)

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