Cermis, sei morti in motoslitta. "Scesi dalla pista senza autorizzazioni" TWITTER / FOTO / VIDEO
L'incidente si è verificato poco dopo le 22. Le vittime sono una comitiva di turisti russi e la titolare del rifugio che aveva organizzato la cena, anche lei di nazionalità russa. Due feriti. Inchiesta aperta per omicidio colposo. "La motoslitta è scesa senza autorizzazioni"
TRENTO. Un bilancio di sei morti e due feriti gravi in un incidente avvenuto in motoslitta nella notte, sul Cermis, in Trentino. La montagna è la stessa che il 2 febbraio 1998 aveva visto 19 vittime per un aereo dei marines finito contro una cabina della funivia. E sempre la funivia aveva causato 42 morti nel 1976, per il distacco di una cabina. Proprio le piste del Cermis dovrebbero essere protagoniste domenica della tappa finale di una nota gara di sci, il Tour de Ski. L’incidente è avvenuto intorno ai duemila metri di quota dopo le 22, tra la località Alberghi e il Doss dei Laresi. Il gruppo di turisti, provenienti dall’Europa dell’Est - russi o polacchi, secondo le prime informazioni ancora da confermare - viaggiava su di una motoslitta con rimorchio. Sembra abbiano percorso nel buio una pista ’nerà, chiamata Olimpia 2, finendo ribaltati lungo il bordo della pista, sfondando le reti di protezione e cadendo in una scarpata per cento metri.
Due le vittime di sesso maschile, quattro quelle di sesso femminile, fra cui Larissa Rafilya Pshenichnaya, di 51 anni, residente a Predazzo (Trento), moglie del gestore dell’hotel Sporting Cermis, Iaroslav Iagafarov Azat, di 58 anni, ricoverato in prognosi riservata all’ospedale S.Chiara di Trento. Le altre vittime sono turisti alloggiati all’hotel Des Alpes di Cavalese: Liudmila Iudina, 48 anni e i figli Denis e Julia rispettivamente di 16 e 25 anni; Irina Kravchenko, 45 anni e Viacheslav Sleptsov, 52 anni. All’ospedale di Trento, oltre al gestore dell’albergo, è ricoverato Boris Iudin, di 47 anni. Entrambi non sono in pericolo di vita: uno è ricoverato nel reparto di ortopedia, l’altro in quello di neurochirurgia. La prognosi è di un mese.
Alcuni di loro sono stati sbalzati sulla neve, altri tra le rocce nel bosco. Le ricerche e i soccorsi sono stati effettuati dal Soccorso alpino della Val di Fiemme, inizialmente con 14 uomini e cani da ricerca, cui si sono aggiunti via via rinforzi assieme a vigili del fuoco di Cavalese, operatori degli impianti di risalita e del 118. Gli elicotteri di emergenza non hanno invece potuto alzarsi in volo a causa dell’oscurità. L’ipotesi è che i turisti, di cui le località sciistiche del Cermis sono affollate in queste vacanze tra Natale e anno nuovo, avessero trascorso la serata in uno dei rifugi o ristoranti in quota, per fare poi ritorno in albergo a tarda sera. Sono stati probabilmente traditi dal buio della pista, mentre poco più in basso si trovava una pista ’rossà illuminata, autorizzata quindi ad essere percorsa anche in notturna. Le ricerche di alcuni di loro sono state rese ancora più complesse, oltre che dal buio, anche dal fatto di essere finiti oltre il limite della pista, dove non c’è neve ma solo rocce e bosco fitto.
E all'indomani, dove sulla valle regna il silenzio e il dolore, scattano anche i primi accertamenti. La Procura ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo. Tristezza enorme e insieme un pizzico di amarezza per una tragedia che si sarebbe potuta evitare, se quei turisti avessero preso un’altra via: sono nelle parole del sindaco di Cavalese, Silvano Welponer, che ieri è salito subito sul Cermis, dove la motoslitta con rimorchio si è ribaltata, causando sei morti. Welponer esprime «partecipazione per la grave perdita umana» e nella voce ha un misto di commozione e rabbia.
«Un atto di irresponsabilità - dice - se quella pista ’nerà è stata una scelta e non un errore, perchè la motoslitta non era autorizzata a percorrerla», anche se più volte sembra che i gestori dell’hotel dove i russi erano in vacanza l’avessero chiesto. Una richiesta però assurda, si capisce, dal momento che si tratta di una pista molto ripida, con un muro verso l’arrivo che crea problemi anche con gli sci; tanto più la notte, quando le temperature rigide fanno diventare ghiacciato il fondo. Altra ipotesi è che la pista non sia stata imboccata volontariamente, ma che sia stato un errore, nel buio, ad avere confuso chi guidava. La strada giusta sarebbe stato un più tranquillo sentiero.
Il lavoro dei soccorritori per il recupero delle vittime dell’incidente in motoslitta di ieri sera è finito intorno alle 4. La pista Olimpia 2 su cui è avvenuto è del tutto agibile oggi e frequentata dagli sciatori. Le salme sono state trasportate all’ospedale di Cavalese. Per i feriti è intervenuto un elicottero militare del quarto Reggimento aviazione dell’Esercito ’Altair’ di Bolzano, che li ha trasferiti all’ospedale Santa Chiara di Trento, come da richiesta del 118 del capoluogo. L’elicottero aveva a bordo un equipaggio di pronto intervento, dotato di apparati a intensificazione di luce per la visione notturna. Terminati il recupero e i sopralluoghi, la rete di protezione è stata ricucita e la pista risistemata per la giornata di sci che era ormai alle porte.