Cavalese, deroga decaduta Ma la Provincia ci riprova
Il ministero: «Punti nascita, scaduti i termini per adeguarsi agli standard». Ora rischia l’apertura h12. Zeni chiede tempo e nuovi criteri per le zone di montagna
TRENTO. Era il 22 giugno scorso quando arrivò l’atteso parere del ministero sui punti nascita di valle: salvi Cles e Cavalese, niente da fare per Arco. La deroga, per Cles e Cavalese, era subordinata a precise condizioni, tra cui - la principale - la copertura h24 di ginecologo, anestesista, pediatra, ostetrica. Come sappiamo, la dotazione è stata raggiunta per Cles, ma non per Cavalese dove mancano all’appello 5 dei 6 pediatri necessari (ieri sono scaduti i termini del secondo bando per la mobilità volontaria, nessuna domanda pervenuta).
La novità degli ultimi giorni sta in una lettera che il ministero della salute ha inviato il 7 febbraio alla Provincia, lettera in cui si ribadisce ( in risposta a una richiesta di chiarimento dell’assessorato dopo le polemiche sui dati dei parti forniti) che il punto nascita di Arco va chiuso (ne scriviamo in cronaca di Arco). Ma, inaspettatamente, nella missiva il ministero fa il punto anche su Cavalese e Cles, ricordando alla Provincia che «il parere positivo alla deroga del Comitato Percorso Nascita nazionale, è condizionato alla soluzione dei problemi organizzativi e dei disallineamenti di queste strutture rispetto agli standard previsti dall’accordo Stato-Regioni del 2010 (soglia di 500 parti all’anno per le aree di montagna, ndr)». E sui tempi detta una linea inflessibile: per adeguarsi ai requisiti fissati dal Comitato il termine è di 90 giorni dalla data del parere (22 giugno), «la tempistica dovrà essere rispettata senza possibilità di differimento a date superiori a quelle previste», puntualizzano da Roma, in caso contrario «il parere consultivo, anche favorevole, decadrà e dovrà intendersi formalmente revocato».
La situazione è dunque la seguente: se l’adeguamento è andato a buon fine per Cles, i termini sono scaduti (da mesi) senza successo per Cavalese e la stessa apertura h12 del punto nascita a questo punto è a serio rischio. In un caso analogo, a Portogruaro, la sala parto ha chiuso i battenti. «Siamo molto preoccupati - ammette l’assessore alla sanità Luca Zeni - per questo abbiamo subito risposto al ministero fornendo un resoconto della situazione. Abbiamo chiesto di mantenere aperto il punto nascita h12 e di continuare nella ricerca dei professionisti necessari, e ribadito la richiesta di valutare standard più flessibili, informando a tale proposito che ci stiamo muovendo con altre Regioni (lunedì è in programma un incontro pubblico a Trento con realtà da fuori Trentino, Sondalo, Domodossola, Pieve di Cadore, ndr)». Sono gli impegni chiesti da una risoluzione bipartisan approvata a gennaio dal consiglio provinciale: la «reperibilità» invece della «guardia attiva» significherebbe dover trovare 4 medici invece di 6. Ma la salvezza di Cavalese (231 parti nel 2015, 80 nel 2016) appare sempre più una missione impossibile.
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