Duomo

Cattedrale di Trento, oggi la messa con l’abbraccio alla comunità

La cattedrale, ha notato don Lauro, unisce le valli e le città grazie alla presenza dei rappresentanti delle Zone Pastorali: «Oggi (sabato10 dicembre), in questa nostra chiesa-madre, dove sono custodite le reliquie di Vigilio e dei tre Martiri, portano la bellezza e la forza dei diversi territori della nostra Diocesi»


Claudio Libera


TRENTO. «La cattedrale ritrova la luce di un tempo, alle porte del Natale. Auspico che la nostra Chiesa si lasci avvolgere da questa luce». L’arcivescovo Lauro Tisi si è fatto interprete dei sentimenti di profonda gratitudine della comunità trentina nel giorno della Messa inaugurale del duomo di Trento, al termine del lungo restauro.

E lo ha fatto dinanzi ad una folla di fedeli entrata nella cattedrale sin dalle 13.30, in un sabato 10 dicembre contrassegnato dalla neve caduta e dalla fiera di Santa Lucia che ha abbracciato la chiesa simbolo del Trentino. Con diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi e TV su Telepace Trento. Tra le autorità, col presidente Fugatti, il vicesindaco di Trento Stanchina, i sindaci di Rovereto e Pinzolo.

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Porte aperte al Duomo di Trento dopo i lavori di restauro

Oggi, sabato 10 dicembre, la funzione religiosa celebrata in occasione dell'inaugurazione della cattedrale trentina

Oltre alle rappresentanze delle 8 zone pastorali, quella degli Schutzen, accanto a lui, a presiedere l’Eucarestia, è tornato a Trento, per la prima volta da vescovo, monsignor Ivan Maffeis, da settembre alla guida della Chiesa di Perugia-Città della Pieve. Don Lauro ha citato il suo predecessore, il vescovo Luigi Bressan, al quale ha attribuito il merito di aver dato il via al lungo intervento di consolidamento statico ed allo svelamento delle superfici affrescate, reso possibile grazie alla sinergia con la Provincia ed il Comune capoluogo.

La cattedrale, ha notato don Lauro, vede oggi “unite le valli e le città” grazie alla presenza dei “rappresentanti delle otto Zone pastorali che oggi, in questa nostra chiesa-madre, dove sono custodite le reliquie di Vigilio e dei tre Martiri, portano la bellezza e la forza dei diversi territori della nostra Diocesi. «Oggi questo scambio – ha aggiunto l’Arcivescovo di Trento - si concretizza nel servizio all’altare prestato dai ragazzi e dalle ragazze dell’Unità pastorale Cristo Salvatore (bassa Val di Non, n.d.r.), dalla presenza degli adolescenti dell’Altopiano della Paganella con cui ho condiviso l’ultimo tratto di cammino e dai cori della Zona Pastorale Alto Garda Valli dei Laghi che animano la nostra celebrazione».

In una cattedrale che “vede avvicendarsi sotto le sue volte anche donne e uomini non credenti”, monsignor Tisi ha espresso il sogno di “una Chiesa che si fa amica delle domande degli uomini del nostro tempo offrendo il Vangelo come compagno di viaggio”, mentre il richiamo all’ “inaspettata fragilità” rilevata durante il restauro gli consente di leggervi “un’icona della nostra Chiesa e delle nostre comunità, bisognose di essere consolidate dalla Parola, dal Pane dell’Eucarestia e dal servizio ai poveri”. Nell’omelia, l’arcivescovo Ivan ha ricordato il turbamento di Giovanni Battista che nella pagina evangelica si chiede se Gesù sia veramente il Messia.

«Le sue riserve - ha commentato monsignor Maffeis - arrivano fino a noi: davanti alla violenza del male che insanguina la storia e calpesta la dignità umana, quel Messia appare troppo dimesso, arrendevole, insignificante». Ma il Natale cristiano, ha notato monsignor Maffeis ricordando il presepe alpino del paese nativo di Pinzolo, dice che “la vera grandezza non sta nell’arrivare ad ogni costo sempre più in alto, ma nel sapersi abbassare, nel scendere le montagne dell’orgoglio, le pareti della presunzione, i terrazzini dei nostri egoismi”.

“In Gesù, giungono a compimento le antiche profezie e inizia il tempo della grazia. Di questa grazia la nostra Cattedrale, restituita a uno splendore che nemmeno potevamo intuire, è memoria e testimonianza. Racconta di un’esperienza di fede che attraversa le generazioni e grazie alla quale la giornata dell’uomo diventa luminosa (“i ciechi riacquistano la vista”), la strada torna ad aprirsi (“gli zoppi camminano”), è vinta l’umiliazione che emarginava (“i lebbrosi sono purificati”) ed il Vangelo della misericordia è finalmente “annunciato ai poveri”, a un’umanità diversamente perduta”.

Profonda gratitudine è il sentimento che prevale davanti allo splendore di questa nostra cattedrale.













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