Case e fabbriche, rifugi dei disperati

Dopo il rogo di venerdì all'ex Sloi, ecco dove vivono i senzatetto della città


Jacopo Tomasi


TRENTO. La città invisibile si nasconde dietro le mura grigie di vecchie fabbriche abbandonate, dietro gli scuri abbassati di edifici dimenticati, dietro all'apparente normalità di case cantoniere dismesse o villette di campagna che hanno perso l'antico fascino. Qui, in condizioni per molti inimmaginabili, vivono - o meglio sopravvivono - persone senza casa. Come i rumeni che venerdì mattina hanno visto le fiamme che divoravano la baraccopoli che avevano costruito nell'area dell'ex Sloi, a Trento nord. Sono sempre meno, però, in città i disperati che trovano rifugio tra gli scheletri delle fabbriche abbandonate.

L'ex Sloi - appunto - sarà completamente sgomberata e smantellata a breve: per decidere in merito è in programma martedì un incontro a Palazzo Thun, ma il vicesindaco Paolo Biasioli ha già fatto intendere che l'obiettivo è quello di mettere in sicurezza l'area. Anche all'ex Italcementi, fino a qualche anno fa rifugio di disperati, non c'è più praticamente nessuno. Almeno stabilmente. Magari, ogni tanto, qualcuno ci passa la notte, ma non c'è un nucleo che vi alloggia costantemente come un tempo. E tra qualche anno il degrado dovrebbe lasciare spazio al mega progetto della Provincia che intende realizzare qui il Polo informatico, con laboratori, scuole e centri di ricerca.

Lo stesso discorso vale per le ex caserme Pezzoli: fino a qualche mese fa ci stava un gruppo di immigrati polacchi, ma adesso c'è una spianata dove sorgerà il Not, il nuovo ospedale trentino. Anche lo stabile ex Euromix in via Brennero è stato reso praticamente inagibile rendendolo off limits per chiunque volesse passarci la botte, come l'ex asilo Manzoni, in via Tomaso Gar, dove l'anno scorso erano scoppiati furiosi incendi, uno dei quali aveva costretto anche ad evacuare i bambini della vicina scuola materna. Insomma, come sottolinea anche il questore Giorgio Iacobone, luoghi dismessi particolarmente affollati non ce ne sono più in città. I disperati sono stati quindi costretti a ripiegare su altre tipologie, passando dalle fabbriche dismesse alle case abbandonate.

Un esempio è la villetta ottocentesca in Bolghera (a livello estetico il rifugio più bello) così come la casetta accanto alla ferrovia dietro al complesso della Finestra sull'Adige, oppure l'edificio vicino all'ex passaggio a livello di Acquaviva, a Trento sud. C'è anche una casa cantoniera in via Brescia oppure altre strutture abbandonate in campagna o in collina che sono spesso dei riferimenti per i senza tetto. Qualcuno alloggi anche nel vecchio centro sportivo di Villazzano. Oltre ad essere spesso oggetto di incendi, però, questi edifici inagibili sono a rischio per possibili cedimenti strutturali o crolli. Anche per questo, soprattutto con l'arrivo della bella stagione, molti disperati decidono di passare la notte all'aperto. In questo senso il luogo prescelto è spesso piazza Dante, anche se in molti cercano rifugio anche nell'atrio della stazione dei treni. Per quanto si possano abbattere strutture, ci saranno sempre persone a caccia di un tetto sotto il quale ripararsi.













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