Carlo, l’ultimo saluto all’amico di tutti

Andalo, ieri una gran folla ha reso omaggio alla salma dell’alpinista esposta nel negozio del fratello Valerio Banal


di Rosario Fichera


ANDALO. É di un dolore composto, cosí come, forse, avrebbe voluto lo stesso Carlo Alberto Banal, scomparso tragicamente l'altro ieri sul suo amato Piz Galin, durante un'escursione di sci alpinismo, l'atmosfera che avvolge Andalo e l'altopiano della Paganella.

Nel suo famoso negozio di articoli sportivi, dove da ieri pomeriggio è stata composta la salma dello sfortunato alpinista, si è stretta una folla attonita, incredula, rassegnata per quella fatalità che ha portato via un uomo amato, rispettato, considerato un punto di riferimento, sull'altopiano, da tutti coloro che amano e frequentano la montagna. Perché alla montagna, che ha iniziato a frequentare sin da ragazzino con il fratello Valerio, Carlo Alberto ha dedicato tutta la vita, trasmettendo un entusiasmo e un'energia fuori dal comune.

Oggi pomeriggio, alle 15, nella chiesa parrocchiale di Andalo, si svolgono i suoi funerali e saranno tante le persone, gli amici, che si stringeranno attorno a lui e ai suoi parenti, a cominciare dal fratello Valerio. «In questi due giorni abbiamo ricevuto tantissime dimostrazioni di affetto - racconta Valerio Banal con voce emozionata, ma allo stesso tempo determinata nell'affrontare una situazione difficile - ho risposto a più di 500 telefonate e con altrettante non sono riuscito a farlo. Hanno chiamato da tutto l'altopiano, dalla provincia, ma anche da altre regioni d'Italia e addirittura dal Brasile. E questo testimonia quanto mio fratello fosse benvoluto e stimato, perché era un uomo sincero e soprattutto schietto, una persona che diceva le cose come stavano, con semplicità, umiltà, a volte anche in modo deciso e contro corrente, ma proprio per questo sapevi che di lui potevi fidarti. Sempre. Ecco se dovessi tratteggiare con due semplici parole mio fratello direi che Carlo Alberto era un montanaro schietto». Un montanaro, che spinto dalla sua grande passione per l'alpinismo aveva scalato durante la vita (l'8 aprile avrebbe compiuto 61 anni) gran parte delle vette delle Alpi, collezionando anche dei record, come quello di quest'anno che lo aveva portato sul Piz Galin più di cinquanta volte. Un giorno, un giornalista del "Corriere della sera", conoscendolo, gli aveva detto che avrebbe scritto di lui e dei suoi primati, ma Carlo Alberto gli disse di non farlo assolutamente perché non era nel suo carattere, anche se sempre aperto con gli amici, ma soprattutto perché per lui la montagna doveva essere vissuta in silenzio, nel proprio animo, con un rapporto fatto di sguardi, di emozioni, di amore, di amicizia. Ciò che continuerà a fare guardando dall'alto il "suo" Piz Galin.













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