emendamento cancellato e poi riproposto

Camera e affitti d’oro, alla fine Fraccaro convince il Pd

L'emendamento del parlamentare trentino del Movimento 5 Stelle era stato cancellato con grandi polemiche, ma poi il Partito Democrativo lo ha riproposto



TRENTO. «Eravamo riusciti a far risparmiare milioni allo Stato ma un emendamento del Pd al Senato al decreto enti locali ha ripristinato i “regali” della casta ai soliti privati». Questa la denuncia lanciata ieri dal deputato trentino del Movimento 5 Stelle Riccardo Fraccaro, autore nei giorni scorsi di un emendamento alla cosiddetta “manovrina”, poi convertito in legge, che consentiva a tutte le amministrazioni dello Stato di recedere in 30 giorni i contratti di affitto con privati anche in deroga a eventuali clausole impreviste dai contratti. La questione riguardava in particolare i palazzi che ospitano gli uffici dei deputati, presi in affitto a fine anni ’90 con il meccanismo del “global service” dall’immobiliarista Sergio Scarpellini a un prezzo, oltre 500 euro annui al metro quadrato, tale da ripagare abbondantemente i mutui bancari contratti dal privato per acquistare le mura. Un meccanismo che per la Camera avrebbe comportato una spesa in 18 anni di ben 444 milioni di euro solo per i canoni d’affitto.

La previsione di legge introdotta dall’emendamento Fraccaro l’altro ieri era stata “cancellata” a sorpresa da un emendamento del Pd al decreto “salva Roma”. «Vediamo se Renzi, che parla tanto di ridurre i costi della politica, è coerente», aggiungeva ieri Fraccaro annunciando battaglia alla Camera. E infatti nel corso del pomeriggio è arrivato il dietrofront: l’emendamento verrà riemendato alla Camera anche su proposta del Pd. Così ancora Fraccaro: «Ne abbiamo parlato con i membri dell’Ufficio di Presidenza della Camera: tutti si sono dichiarati disponibili a sottoscrivere a norma che ripristina la possibilità per le amministrazioni dello Stato di recedere dai contratti di affitti pur se sottoscritti senza clausola di recesso».













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