GRANDI OPERE

Bypass, verso le demolizioni. Giù le case e dentro le trivelle 

La Rete dei Cittadini: «Scavi nelle aree contaminate: vogliono agire violando le norme»


Andrea Tomasi


TRENTO. Mancano meno di venti giorni al “demolition day”, il giorno di inizio della fase di abbattimento degli edifici di via Brennero: giù condomini, appartamenti, negozi e, l’ex sede della Cassa Rurale e gli uffici dell’Aci, via libera alle ruspe, dentro la mega fresa dell’imbocco nord del bypass ferroviario.

I lavori per “il cantiere dei cantieri” - un tracciato ad alta capacità per le merci su rotaia (14 km, di cui 11 in galleria a doppia canna), per una spesa di 1 miliardo e 270 milioni di euro - impegnerà la città di Trento per anni: si parla di consegna per metà giugno 2026, anche se sono in molti a scommettere su un ritardo importante. Lavori continui, camion, trivelle, senza contare le proteste del Movimento No Tav di cui, nei giorni scorsi, abbiamo avuto solo un assaggio.

Le prime demolizioni sono annunciate per il 10 maggio, ma i tecnici della Rete dei Cittadini - una delle associazioni che si si oppongono alla realizzazione del progetto in Sinistra Adige - dice che, con il Ponte del 25 aprile più la festa del Primo Maggio, difficilmente verranno rispettati i tempi. Secondo l’ingegner Paolo Zadra in generale in questo cantiere i ritardi saranno garantiti, non tanto per le manifestazioni di piazza e il blocco del traffico - che si prospettano frequenti, stando almeno alle dichiarazioni dei No Tav - quanto per il fatto che, dopo i primi scavi nelle aree di Trento Nord, contaminate da piombo tetraetile, gli stop sono il minimo che ci si può aspettare. Ad ogni modo l’arrivo delle super frese - necessarie per attraversare la collina, parte della Marzola e poi sbucare fra i vitigni di Mattarello - non è atteso prima della primavera 2024. Vedremo.

Intanto i No Tav - che mercoledì in piazza Dante a Trento, assieme al Sindacato di base multicategoriale, hanno messo in scena una parodia della politica pro bypass con tanto di maschere del sindaco e del governatore -  hanno fatto un nuovo presidio presso le Officine Odorizzi di via Brennero, di fronte all’Obi. E' stato presentato un dossier sulle aziende che hanno vinto l’appalto della circonvallazione: una ricostruzione - scrivono - delle storie dei protagonisti, degli «intrecci tra affari e politica, tra economia legale e malaffare», con un focus dedicato al ruolo delle imprese «all’interno della vicenda delle grandi opere in Italia». Capofila della cordata di società - ricordiamo - è la Webuild, un gigante manovrato da un nome noto del mondo dei costruttori, Pietro Salini (nel 2014 divenne amministratore delegato del gruppo industriale di costruzioni Salini Impregilo).

Ma torniamo alla Rete dei Cittadini. ll progetto bypass - targato Rfi (Rete ferroviaria italiana), sostenuto da Provincia autonoma e Comune di Trento, finanziato con 960 milioni del Pnrr più 310 dallo Stato mediante il Decreto Aiuti Ter - non convince l’associazione per le criticità riguardanti i danni alle sorgenti, le potenziali frane in via Pietrastretta e sotto la montagna e soprattutto per il piano di scavo nelle ex aree industriali. A dare man forte alle ragioni addotte dal comitato ci sono le delibere della Circoscrizione Centro Storico - Piedicastello, presieduta da un altro ingegnere, Claudio Geat. Il suo collega Zadra cita la normativa vigente e l’articolo 84 ter del Piano regolatore del Comune: «Noi chiediamo solo che vengano rispettate le regole e le regole dicono che le indagini, le caratterizzazioni del terreno vengono svolte in sito e non dopo gli scavi. Insomma prima di tirare su roba pericolosa fai le analisi. Lo dice anche il buonsenso. Non le fai dopo, magari decidendo con calma in quale discarica portarla. Vogliamo inoltre che gli studi vengano effettuati anche sull’acqua che entra in contatto con quei terreni». Insomma la Rete - che pochi giorni fa in un confronto nella redazione de “Il nuovo Trentino” ha parlato con il coordinatore dell’Osservatorio ambientale Stefano Robol - non è soddisfatta da ciò che mercoledì è stato detto durante la conferenza stampa tenuta in Regione dai promotori del bypass: «Hanno mostrato 40 spettacolari slide, ma guarda caso mancava ogni riferimento agli interventi per agire in sicurezza sui veleni che si trovano là dove passerà il tracciato». E ancora: «Finora Rfi ha detto che anziché fare sondaggi ogni 25 metri per 4 di profondità, non ne faranno più di 6 su 1500 metri di lunghezza. Ed è ridicolo». E le imprese che hanno vinto l’appalto? «Era stato detto che sarebbero state loro a svolgere le indagini. In realtà quelle società non se ne occuperanno. Ricordiamo che con lo scavo si va giù di 18 metri per 12 di larghezza. Vedremo che ne sarà dei veleni e quanto ci metteranno a fermare il cantiere».

 













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