Borgo Sacco cerca la propria identità
Viaggio nel quartiere che si rinnova in attesa di grandi progetti
ROVERETO. Forse non sarà più il borgo vivace di una volta, come ai tempi delle zigherane, ma tutto sommato Borgo Sacco non per tutti è un paese in declino. Col passare del tempo molti residenti del quartiere per svariati motivi (lavoro, comodità e convenienza) hanno progressivamente snobbato alcune attività storiche e ora attraversando le vie si contano prima le serrande alzate che quelle abbassate. Sentendo quanto dicono abitanti ed esercenti, però, se da una parte chiude qualche negozio, dall'altra ci sono progetti e possibilità di nuove aperture per ridare slancio e vita al paese. Il negozio di frutta e verdura di Adriano Manfredi, aperto nel 1945, è uno di quelli che più risente dei cambiamenti d'abitudine dei paesani e il momento difficile economico: "Sì, la crisi economica si fa sentire - afferma Manfredi - tanto nei negozi quanto nelle strade. Purtroppo i negozi come il mio soffrono moltissimo i supermercati e siamo alla canna del gas. Abbiamo qualche cliente fisso ma si tratta di anziani e in questo periodo trovare clienti nuovi è dura. In più ormai il paese è diventato un quartiere dormitorio e non si vede più il movimento di una volta, ma in compenso le macchine sono aumentate molto".
C'è anche chi è in controtendenza come la signora Vittoria Manfredi che rivela: "Io abito dall'altra parte della città, al Brione. Però vengo spesso qua a Sacco perché trovo tutto quello di cui ho bisogno: c'è una farmacia funzionale, un panificio meraviglioso, la lavanderia a gettone solo per fare alcuni esempi. Poi ci sono parcheggi molto comodi e si può fare tutto in poco tempo". C'è invece chi spera nel futuro come Samantha Cenini, titolare dell'edicola in piazza Filzi: "In effetti sono un po' spariti i piccoli negozi di una volta, però tutto sommato il paese è ancora vivo. Tanti si lamentano e manca sempre qualcosa, ma a quanto pare ci sono molti progetti come i nuovi parcheggi, la Manifattura Tabacchi, si parla di portare i mercatini biologici in piazza. Tutte cose che possono dare un nuovo impulso a Sacco anche se, è chiaro, ci vorrà tempo e pazienza".
Osservando la piazza un certo movimento, al di là del passaggio delle auto si nota, anche se mancano i giovani. Una spiegazione prova a darla Federica Bisoffi: "La gente - afferma - si sposta molto più facilmente di una volta, il paese è stato risucchiato dalla città e le piccole attività non possono più competere con l'offerta dei centri commerciali, dei superstore e del centro. In questo scenario non si respira più l'aria del piccolo paese, ma più quella del quartiere. Anche i giovani l'hanno capito e, nonostante l'ottimo lavoro dell'oratorio, una volta cresciuti sono molto più attirati dai locali del centrocittà che dall'aria tranquilla della piazza". L'appeal dei centri commerciali non è solo l'unico motivo della chiusura delle attività anche storiche: "La situazione non è così brutta come la si dipinge - afferma il barbiere Peter Matschnigg -. Ci sono meno negozi di una volta, ma non mi pare che in centro storico la situazione sia molto migliore. La crisi ha messo in difficoltà molti, soprattutto quei negozi del paese che sono nelle vie più anguste e meno visibili come succede più ovunque. Per migliorare le cose basterebbe un po' di buona volontà e soprattutto qualche sorriso in più nell'accogliere i clienti. Forse una gelateria potrebbe richiamare un po' di gente in piazza". Con l'arrivo del caldo le gelaterie fanno ottimi affari, ma non sono l'unica soluzione.
Paolo Zuani, ex postino di Sacco espone il suo punto di vista aggiungendo altre soluzioni alla lista: "Le attività stanno chiudendo e i molti residenti preferiscono spostarsi verso la città. Per rianimare un po' il borgo potrebbe essere utile una pasticceria, una gelateria, una pizzeria che non faccia solo servizio d'asporto e un locale all'aperto che possa intercettare i numerosi ciclisti sulla ciclabile in arrivo dalla Germania".
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