«Borgo Chiese? Decideranno i cittadini»

Il Comitato contro la denominazione del Comune unico annuncia la tregua: «Stop alle iniziative prima del referendum»


di Ettore Zini


STORO. E’ uno “stop loss” che arriva dopo tre incontri organizzati dai sindaci con la popolazione e un mare di critiche che li ha investiti. Gli ispiratori del movimento d’opinione contro la denominazione di Borgo Chiese, Nicola Sartori e Franco Bianchini, hanno comunicano la decisione di interrompere qualsiasi attività propagandistica in vista del referendum del 14 dicembre.

«Il nostro messaggio è stato lanciato, ed è stato recepito, almeno da chi voleva recepirlo», scrivono. «Insistendo, c’è il rischio che la gente si stufi ed è proprio quello che non vogliamo succeda». «Ora, come è giusto che sia, la parola passa al popolo sovrano, la cui decisione sarà sacrosanta ed inappellabile. Il popolo valuterà se le nostre argomentazioni sono degne di considerazione. O se, la “money suasion”, che traduciamo liberamente in “ricatto finanziario” da parte della Provincia, sarà stata più importante ai fini della scelta».

Coglie un po’ di sorpresa la decisione del comitato del no, a Borgo Chiese, il comune che se passerà il referendum di dicembre, dovrebbe mettere sotto uno stesso tetto Brione, Castello, Cimego e Condino. Quest’ultimo, che dovrebbe ospitare il municipio, è il comune più importante e numeroso. E il paese con una grande storia alle spalle, un tempo sede di una delle Pievi più importanti delle Giudicarie che comprendeva centri come Storo e Bagolino, e persino tutti i paesi della Valvestino in fondo al lago d’Idro. Una realtà importante. Che andava sotto il nome di Pieve di Condino. Nome che, a detta dei contestatori di “Borgo Chiese”, doveva essere la scelta obbligata degli amministratori per intitolare il nuovo Municipio.

Dopo aver lanciato il sasso, gli ispiratori del comitato non danno vita all’annunciata campagna per boicottare la consultazione referendaria.

«Da parte nostra, nel rispetto assoluto della volontà popolare - dicono in un comunicato - ribadiamo ciò che è già risaputo: in caso del vittoria del sì, ci autoescluderemo simbolicamente dallo status di cittadini del nuovo comune, dichiarandoci apolidi (di residenza anziché di cittadinanza), non votando più, in occasione di elezioni amministrative e mai partecipando alle sue iniziative».

E quindi aggiungono: «Sai che perdita, dirà giustamente qualcuno. Ci si consenta, però, una riflessione strettamente personale: in queste settimane ci hanno detto di tutto: campanilisti, retrogradi, gente che guarda al passato recuperando il latino . In una parola, antichi».

Ebbene, l’antico numero uno Nicola Sartori, nei giorni del referendum è impegnato a Zurigo, invitato dalla Vontobel, una delle più grandi società di investimento al mondo, a partecipare a un convegno di finanza internazionale. Il professor Bianchini, l’antico numero due, è invitato dappertutto per tenere conferenze sulla storia locale, mentre viene continuamente richiesto come Cicerone alla nostra Pieve, piuttosto che alla Sala Consiliare, dato che ne conoscono il valore di storico e divulgatore.













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